Articles from Jun 18, 2009

Ebraismo e Cristianesimo : violenti come l'islam?

Pezzo in lingua originale inglese: Are Judaism and Christianity as Violent as Islam?
Traduzioni di Paolo Mantellini

"C'è molta più violenza nella Bibbia che nel Corano; l'idea che l'islàm si sia imposto con la spada è una fantasia Occidentale, inventata al tempo delle Crociate, quando, in realtà, furono i Cristiani dell'Occidente a scatenare una brutale "guerra santa" contro l'islàm". Così dichiara la ex suora che si definisce "monoteista indipendente", Karen Armstrong. Questa citazione riassume il principale e più autorevole argomento usato per rintuzzare le accuse che l'islàm è intrinsecamente violento e intollerante. Tutte le religioni monoteiste, e non solamente l'islàm – sostengono i propugnatori di questa tesi – hanno la loro quota di scritture violente e intolleranti, e condividono storie cruente. Così, ogni qual volta le sacre scritture dell'islàm – in primo luogo il Corano, seguito dai racconti delle parole e delle azioni di Maometto (gli ahadith) – vengono utilizzate come dimostrazione della innata aggressività di questa religione, scatta l'immediata risposta che anche altre sacre scritture, specialmente quelle Giudeo-Cristiane, sono infarcite di episodi violenti.

Purtroppo, troppo spesso questa affermazione interrompe ogni ulteriore discussione sul problema se violenza e intolleranza siano connaturate all'islàm. E quindi, la risposta normale diventa che non è l'islàm ad essere violento per se, ma sono piuttosto le rimostranze e la frustrazione dei musulmani – sempre aggravate da fattori economici, politici e sociali – a scatenare la violenza. La perfetta aderenza di questa opinione con la gnoseologia laica e "materialista" dell'Occidente, la rende immune da ogni critica.

Pertanto, prima di condannare il Corano e le parole e le azione storiche del profeta dell'islàm, Maometto, come istigatori di violenza e intolleranza, si dovrebbe consigliare agli Ebrei di considerare le atrocità storiche commesse dai loro antenati Israeliti, così come sono state registrate dalle loro stesse scritture; bisognerebbe poi raccomandare ai Cristiani di considerare i cicli di brutali violenze compiute dai loro antenati nel nome della loro fede sia contro non Cristiani che contro Cristiani. In altre parole bisogna ricordare ad Ebrei e Cristiani che chi abita case di vetro deve evitare di scagliare pietre.

Ma questa è proprio la verità? L'analogia con le altre scritture è proprio legittima? E' possibile confrontare la violenza degli Ebrei dell'antichità e la violenza dei Cristiani nel Medio Evo con la persistenza della violenza musulmana nell'era moderna?

La violenza nella storia di Ebrei e Cristiani

In accordo con la Armstrong, un gran numero di eminenti scrittori, storici, e teologi hanno sostenuto questa tesi "relativista". Per esempio, John Esposito, direttore del Centro del Principe Alwaleed bin Talal per la Comprensione Cristiano-islamica, all'Università di Georgetown, si domanda:

"Ma come mai continuiamo a porci la stessa domanda [a proposito della violenza nell'islàm] e invece non ce la facciamo a proposito di Ebraismo e Cristianesimo? Sia Ebrei che Cristiani hanno compiuto atti di violenza. Tutti noi possediamo un lato trascendente, ma anche un lato oscuro … Pure noi abbiamo la nostra teologia dell'odio. Sia nel Cristianesimo che nell'Ebraismo tradizionale, tendiamo ad essere intolleranti; aderiamo ad una teologia esclusiva: noi contro loro".

Il Professore di scienze umane dell'Università Statale della Pennsylvania, Philip Jenkins, in un articolo, "Dark Passages (Brani oscuri)", spiega più a fondo questa tesi. E tenta di dimostrare che la Bibbia è più violenta del Corano:

In tema di istigazione alla violenza e ai massacri, ogni semplicistica pretesa di superiorità della Bibbia nei confronti del Corano sarebbe totalmente sbagliata. Infatti, la Bibbia trabocca di "testi di terrore" per usare la frase coniata dalla teologa Americana Phyllis Trible. La Bibbia contiene molti più versetti che apprezzano o spingono al massacro di quanti non ne contenga il Corano, e la violenza biblica è spesso molto più estrema e caratterizzata da una ferocia molto più indiscriminata … Se i testi fondamentali caratterizzano tutta la religione, allora Ebraismo e Cristianesimo meritano la condanna massima come religioni di efferatezza.

Molti episodi della Bibbia, come pure della storia Giudeo-Cristiana illustrano la tesi di Jenkins, ma due in particolare – uno probabilmente rappresentativo dell'Ebraismo, l'altro del Cristianesimo – sono quasi sempre ricordati e quindi meritano un esame più attento.

La conquista militare della terra di Canaan da parte degli Ebrei, circa nell'anno 1200 AC è spesso definita come "genocidio" ed è diventata emblematica della violenza e della intolleranza della Bibbia. Dio disse a Mosè:

Ma delle città di questi popoli che il Signore tuo Dio ti dà in eredità, non lascerai in vita alcun essere che respiri; ma li voterai allo sterminio: cioè gli Hittiti, gli Amorrei, i Cananei, i Perizziti, gli Evei e i Gebusei, come il Signore tuo Dio ti ha comandato di fare, perché essi non v'insegnino a commettere tutti gli abomini che fanno per i loro dèi e voi non pecchiate contro il Signore vostro Dio. Così Giosuè [il successore di Mosè] conquistò tutto il paese: le montagne, il Negheb, il bassopiano, le pendici e tutti i loro re. Non lasciò alcun superstite e votò allo sterminio ogni essere che respira, come aveva comandato il Signore, Dio di Israele.

Per quanto riguarda il Cristianesimo, poiché è impossibile trovare nel Nuovo Testamento versetti che incitano alla violenza, quelli che sostengono la tesi che il Cristianesimo è violento come l'islàm devono ricorrere ad eventi storici come le Crociate scatenate dai Cristiani Europei tra l'undicesimo e il tredicesimo secolo. In effetti le Crociate furono violente e provocarono in nome della croce e della Cristianità delle atrocità, secondo il moderno metro di valutazione. Dopo aver sfondato le mura di Gerusalemme, nel 1099, per esempio, si racconta che i Crociati massacrarono quasi tutti gli abitanti della Città Santa. Secondo la cronaca medioevale, Gesta Danorum, "il massacro fu così grande che i nostri uomini camminavano nel sangue fino alle caviglie".

Alla luce di quanto sopra, come Armstrong, Esposito, Jenkins e altri sostengono, perché Ebrei e Cristiani indicano il Corano come prova della violenza dell'islàm mentre ignorano le loro stesse scritture e la loro stessa storia?

Bibbia contro Corano

La risposta si trova nel fatto che queste osservazioni confondono storia e teologia mescolando le azioni temporali degli uomini con ciò che si ritengono essere le parole immutabili di Dio. L'errore fondamentale è che la storia Giudeo-Cristiana – che è violenta – è stata confusa con la teologia islamica – che ordina la violenza. Ovviamente, tutte le tre grandi religioni monoteiste hanno avuto la loro parte di violenza e intolleranza verso "l'altro". Ma la questione fondamentale è se questa violenza fu imposta da Dio o se uomini bellicosi vollero che fosse così.

La violenza del Vecchio Testamento è un caso veramente interessante. Dio ordinò in modo chiarissimo agli Ebrei di sterminare i Canaanei e i popoli vicini. Questa violenza pertanto, volenti o nolenti, fu espressione della volontà di Dio. Comunque, tutta la violenza storica commessa dagli Ebrei e registrata nell'Antico Testamento è soltanto questo – storia. E' successo; Dio lo ordinò. Ma riguardò tempi e luoghi specifici e fu diretta contro popoli ben precisi. Mai questo tipo di violenza fu regolamentata o codificata all'interno della legge giudaica. In breve, i racconti biblici di episodi violenti sono descrittivi, non prescrittivi.

Questo è l'aspetto in cui la violenza islamica è unica. Benché simile alla violenza dell'Antico Testamento – ordinata da Dio e manifestatasi nella storia – alcuni aspetti della violenza e della intolleranza islamiche sono stati regolamentati nella legge islamica e si applicano in ogni tempo. Pertanto, mentre la violenza incontrata nel Corano ha un contesto storico, il suo significato ultimo è teologico. Consideriamo i seguenti versetti Coranici, noti come i "versetti della spada":

Quando poi siano trascorsi i mesi sacri, uccidete questi associatori ovunque li incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati. Se poi si pentono, eseguono l'orazione e pagano la decima, lasciateli andare per la loro strada. Combattete coloro che non credono in Allah e nell'Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano umiliati.

Come nell'Antico Testamento i versetti in cui Dio ordina agli Ebrei di attaccare e trucidare i loro nemici, anche i versetti della spada hanno un contesto storico. All'inizio Dio emanò questi comandamenti dopo che i musulmani sotto la guida di Maometto erano diventati abbastanza forti da invadere i loro vicini Cristiani o pagani. Ma, a differenza dei versetti bellicosi e degli episodi di guerra dell'Antico Testamento, i versetti della spada divennero il fondamento delle successive relazioni sia con "la gente del Libro" (cioè Ebrei e Cristiani) sia con gli "idolatri" (cioè Indù, Buddisti, animisti eccetera) e, in effetti, innescarono le conquiste islamiche che cambiarono per sempre l'aspetto del mondo. Per esempio, in base a Corano 9:5, la legge islamica impone che gli idolatri e i politeisti debbano convertirsi all'islàm o essere uccisi e allo stesso modo, Corano 9:29 è la sorgente primaria delle ben note pratiche di discriminazione contro i Cristiani e gli Ebrei sconfitti che vivevano sotto la dominazione islamica.

In effetti, in base ai versetti della spada e a ad innumerevoli altri versetti coranici e tradizioni orali attribuite a Maometto, i più istruiti funzionari dell'islàm, sceicchi, mufti e imam, lungo tutta la sua storia, raggiunsero il "consenso" – obbligatorio per tutta la comunità musulmana – che l'islàm deve essere in guerra perpetua con il mondo dei non-musulmani fino a quando questi ultimi non si sottomettano all'islàm. Infatti, è comunemente sostenuto dai sapienti musulmani che, poiché i versetti della spada sono tra gli ultimi ad essere stati rivelati sull'argomento dei rapporti tra musulmani e non-musulmani, essi, da soli, abbiano "abrogato" circa 200 altri versetti coranici precedenti e più tolleranti, tipo "non c'è costrizione nella religione". il famoso saggio musulmano, Ibn Khaldun (1332-1406) ammirato in Occidente per le sue opinioni, rifiuta l'idea che la jihad sia una guerra difensiva.

Nella comunità musulmana, la guerra santa [jihad] è un obbligo religioso, a causa della universalità della missione musulmana e l'obbligo di convertire tutti all'islàm sia mediante la convinzione che con la forza … Gli altri gruppi religiosi non avevano una missione universale, quindi per loro la "guerra santa" non era un dovere religioso, tranne che a scopo difensivo … A loro si richiede solamente di istituire la loro religione in seno alla loro gente. Ecco perché gli Israeliti, dopo Mosè e Giosuè non si occuparono dell'autorità regia [cioè, di un Califfato]. La loro unica preoccupazione era di istituire la loro religione [non di diffonderla alle nazioni] … Ma nell'islàm c'è l'obbligo di acquisire la sovranità sulle altre nazioni.

Gli studiosi moderni più autorevoli concordano. La voce sulla "jihad" dell'Enciclopedia dell'islàm di Emile Tyan afferma che "la diffusione dell'islàm con le armi è in imperativo religioso imposto ai musulmani in generale … la jihad deve continuamente essere perseguita fino a quando tutto il mondo sia sotto la sovranità dell'islàm … l'islàm deve essere completamente realizzato prima che la dottrina della jihad [guerra per diffondere l'islàm] possa essere eliminata". Il giurista Iraqeno, Majid Khadduri (1909-2007), dopo aver definito la jihad come "guerra", scrive che "la jihad … è considerata da tutti i giuristi, praticamente senza eccezioni, come un obbligo collettivo di tutta la comunità musulmana". E, ovviamente, i manuali legali scritti in Arabo, sono ancora più espliciti.

Il linguaggio del Corano

Quando i versetti violenti del Corano vengono confrontati con i loro corrispettivi dell'Antico Testamento, si caratterizzano in particolare per un linguaggio che trascende spazio e tempo, incitando i credenti ad attaccare e uccidere i non credenti oggi come ieri. Dio ordinò agli Ebrei di uccidere gli Ittiti, gli Amoriti, i Canaanei, i Periziti, gli Iviti e i Gebusei – tutti popoli ben definiti, inseriti in un tempo e uno spazio ben preciso. Mai Dio diede agli Israeliti, e per estensione ai loro discendenti Ebrei, un comando "incondizionato" di combattere e uccidere i gentili. D'altra parte, benché i primi nemici dell'islàm, come nell'Ebraismo, fossero storici (cioè Bizantini Cristiani e Persiani Zoroastriani), raramente il Corano li indica con i loro nomi reali. Invece, si ordinò (e si ordina) ai musulmani di combattere la gente del Libro – "finché non versino umilmente il tributo, e siano umiliati" e di "uccidere gli idolatri ovunque li troviate".

Le due congiunzioni Arabe "finché" (hatta) e "ovunque" (haythu) dimostrano la natura ubiquitaria e perpetua di questi comandamenti. C'è ancora "gente del Libro" che deve essere "completamente umiliata" (specialmente in America, in Europa e in Israele) e "idolatri" da essere trucidati "ovunque" uno guarda (specialmente in Asia e nell'Africa sub-Sahariana). In realtà, la caratteristica principale di quasi tutti i versetti violenti delle scritture islamiche è la loro natura illimitata e generica: "Combatteteli (i non musulmani) finchè non ci sia più persecuzione e la religione sia solo di Allah". Inoltre, in una ben nota tradizione, presente nelle collezioni di ahadith, Maometto proclama:

Mi è stato ordinato di muovere guerra contro l'umanità finché non testimonino che non c'è altro dio se non Allah e che Maometto è il Messaggero di Allah; finchè non eseguano la prostrazione e non paghino l'elemosina [cioè, finché non si convertano all'islàm]. Se lo faranno, il loro sangue e le loro proprietà saranno protette.

Questo aspetto linguistico è di importanza cruciale per comprendere l'esegesi scritturale che riguarda la violenza. E ancora, è importante ripetere che né le scritture Ebraiche né quelle Cristiane – l'Antico e il Nuovo Testamento, rispettivamente – utilizzano questi comandamenti perpetui e illimitati. Ciò nonostante, Jenkins lamenta che:

I comandamenti di uccidere, di realizzare la pulizia etnica, di istituzionalizzare la segregazione, di odiare e di temere le altre razze e le altre religioni … tutto questo è nella Bibbia e capita con molto maggiore frequenza che nel Corano. Ad ogni livello possiamo discutere su cosa significhino i brani in questione e certamente se debbano avere qualche rilevanza per le età future. Ma rimane il fatto che le parole sono lì, e la loro inclusione nella scrittura significa che esse sono, letteralmente, canonizzate, non meno che nelle scritture musulmane.

Ci si può domandare cosa intenda Jenkins con il termine "canonizzato". Se "canonizzato" significa che questi versetti devono essere considerati parte del canone della scrittura Giudeo-Cristiana, è assolutamente corretto; invece, se con "canonizzato" intende, o cerca di implicare che questi versetti sono stati applicati nella Weltanschauung (visione del mondo) Giudeo-Cristiana, allora è assolutamente in errore.

Inoltre, non bisogna basarsi esclusivamente su argomenti di pura esegesi o solo filologici: sia la storia che gli eventi attuali smentiscono il relativismo di Jenkins. Mentre il Cristianesimo del primo secolo si diffuse col sangue dei martiri, l'islàm del primo secolo si diffuse mediante la conquista violenta e i massacri. In effetti, dal primo istante fino ad oggi – ovunque ha potuto – l'islàm si è diffuso con la violenza, come è confermato dal fatto che la maggioranza di quello che oggi è noto come il mondo islamico, o dar al-islàm, fu conquistato dalla spada dell'islàm. Questo è un fatto storico, confermato dai più prestigiosi storici islamici. Anche la penisola Arabica, la "casa" dell'islàm, fu sottomessa con grandi lotte e massacri, come dimostrato dalle guerre della Ridda che scoppiarono subito dopo la morte di Maometto, quando decine di migliaia di Arabi furono passati a fil di spada dal primo Califfo, Abu Bakr, per aver abbandonato l'islàm.

Il ruolo di Maometto

Inoltre, in merito alla attuale diffusa idea che cerca di giustificare la violenza islamica – che questa è solo il prodotto della frustrazione dei musulmani di fronte a una oppressione politica od economica – ci si dovrebbe porre questo interrogativo: che dire allora dell'oppressione di oggi nel mondo, di Cristiani ed Ebrei, per non menzionare Indù e Buddisti? Dov'è la loro violenza ammantata di religione? Questa è la verità: anche se il mondo islamico fa la parte del leone nei titoli più drammatici – di violenza, terrorismo, attacchi suicidi e decapitazioni – è inoppugnabile che non è certo l'unica regione al mondo a soffrire per ingiustizie sia interne che esterne.

Per esempio, benché quasi tutta l'Africa sub-Sahariana sia intrisa di corruzione, oppressione e povertà, quando si considera la violenza, al terrorismo e all'assoluto caos, la Somalia – che appunto è l'unico stato sub-Sahariano ad essere completamente musulmano – guida il branco. Inoltre, i maggiori responsabili della violenza Somala e della imposizione delle misure legali più draconiane e intolleranti – i membri del gruppo jihadista al-Shabab (i giovani) – spiegano e giustificano le loro azioni mediante uno schema islamista.

Anche in Sudan, è attualmente in corso un genocidio jihadista contro il popolo Cristiano e politeista, condotto dal governo islamista di Khartum, che ha provocato quasi un milione di morti tra "infedeli" e "apostati". Che l'Organizzazione della Conferenza Islamica sia corsa in difesa del Presidente Sudanese Hassan Ahmad al-Bashir, che è incriminato dalla Corte Criminale Internazionale, è una ulteriore prova dell'approvazione della comunità islamica della violenza contro sia i non musulmani che contro chi non considera i musulmani abbastanza bene.

Pure i paesi dell'America Latina e i paesi Asiatici non musulmani hanno la loro quota di regimi autoritari ed oppressivi, di povertà e di tutto il resto, come i paesi musulmani. Eppure, diversamente dai quasi quotidiani titoli che provengono dal mondo islamico, non ci sono notizie di fedeli Cristiani, Buddisti o Indù che lanciano veicoli carichi di esplosivo contro edifici di regimi oppressivi (come il regime Cubano o quello Comunista Cinese), sventolando, allo stesso tempo, le loro scritture e urlando: "Gesù (o Budda, o Visnu) è grande!". Perché?

C'è un ultimo aspetto che viene spesso trascurato – sia per ignoranza o per malafede – da chi insiste che la violenza e l'intolleranza sono equivalenti tra tutte le religioni. Oltre le parole divine del Corano, il modo di comportarsi di Maometto – la sua "sunna" o "esempio" – è una importante sorgente di legislazione nell'islàm. I musulmani sono invitati ad emulare Maometto in ogni circostanza della vita: "Avete un eccellente esempio nel Messaggero di Allah". E il tipo di condotta di Maometto verso i non musulmani è molto esplicito.

Per esempio, polemizzando sarcasticamente contro il concetto di islàm moderato, il terrorista Osama Bin Laden, che, secondo un sondaggio di al-Jazira, gode dell'appoggio di metà del mondo islamico, così descrive la "sunna" del Profeta:

La "moderazione" fu dimostrata dal nostro Profeta che non rimase mai più di tre mesi a Medina senza razziare o inviare scorrerie nelle terre degli infedeli, per abbattere le loro fortezze, saccheggiare i loro beni, spegnere le loro vite e rapire le loro donne.

Infatti, sia secondo il Corano che secondo la "sunna" di Maometto, razziare e saccheggiare gli infedeli, fare schiavi i loro figli e usare le loro donne come concubine, ha un fondamento ineccepibile. E il concetto di "sunna" – che è quella da cui oltre un miliardo di musulmani, i "sunniti", hanno ricevuto il loro nome – afferma senza ombra di dubbio che tutto ciò che fu fatto o fu approvato da Maometto, l'esempio più perfetto per l'umanità, è accettabile per i musulmani di oggi così come per quelli di ieri. Questo ovviamente, non significa che la totalità dei musulmani viva soltanto per saccheggiare e stuprare.

Però significa che persone naturalmente inclini a queste attività, e che per caso sono anche musulmane, possono giustificare le loro azioni – e le giustificano – riferendosi alla "sunna del profeta" – il modo con cui al-Qaeda, ad esempio, ha giustificato il suo attacco dell'11 Settembre, in cui furono uccisi degli innocenti, incluse donne e bambini: Maometto autorizzò i suoi seguaci ad usare le catapulte durante l'assedio della città di Ta'if nel 630 DC – gli abitanti della città avevano rifiutato di sottomettersi – benché sapesse molto bene che donne e bambini erano rifugiati in città. Inoltre, quando gli fu chiesto se era consentito lanciare attacchi notturni o incendiare le fortificazioni degli infedeli se donne e bambini erano con loro, e il Profeta rispose: "Essi [le donne e i bambini] sono dei loro [degli infedeli]".

Il comportamento di Ebrei e Cristiani

Benché osservante scrupoloso della legge e forse iper-legalista, l'Ebraismo non ha un equivalente come la "sunna"; le parole e le azioni dei patriarchi, pur descritte nell'Antico Testamento, non giunsero mai a prescrivere la legge Giudaica. Né le "pietose bugie" di Abramo, né la perfidia di Giacobbe, né l'estrema irascibilità di Mosè, né la relazione adulterina di Davide o le scappatelle di Salomone furono alla base dell'istruzione di Ebrei o Cristiani. Furono interpretate come azioni storiche, compiute da uomini fallibili che, più spesso che no, erano puniti da Dio per il loro comportamento molto meno che esemplare.

Per quanto riguarda il Cristianesimo, gran parte della legge dell'Antico Testamento venne abrogata, o compiuta – a seconda dei punti di vista – da Gesù. "Occhio per occhi" lasciò il posto a "porgi l'altra guancia". Amare dio e il prossimo con tutto il cuore divenne la legge suprema. Inoltre, la "sunna" di Gesù – "Cosa avrebbe fatto Gesù? – è caratterizzata da docilità e altruismo. Il Nuovo Testamento non contiene alcuna esortazione alla violenza.

Eppure, c'è ancora chi pretende di dipingere Gesù come un personaggio con un atteggiamento militante simile a quello di Maometto, citando il versetto in cui il primo – che "parlò alle folle in parabole e non parlò se non in parabole" – disse: "Non sono venuto a portare la pace, ma una spada". Ma in base al contesto di questa affermazione è evidente che Gesù non stava ordinando la violenza contro i non Cristiani, ma piuttosto predicendo che ci sarebbero stati conflitti tra i Cristiani e il loro ambiente – una profezia fin troppo vera, dato che i primi Cristiani, invece di brandire la spada, perirono docilmente come martiri, a causa della spada, così come spesso stanno ancora facendo nel mondo musulmano.

Altri si appigliano alla violenza profetizzata nel Libro dell'Apocalisse, ancora, dimenticandosi di osservare che tutto il racconto è descrittivo – per non aggiungere che è chiaramente simbolico – e quindi difficilmente "prescrittivo" per i Cristiani. Ad ogni modo, come si può ragionevolmente paragonare questa manciata di versetti del Nuovo Testamento che metaforicamente menzionano la parola "spada" con le centinaia di prescrizioni Coraniche e dichiarazioni di Maometto che chiaramente comandano ai musulmani di usare una spada vera e propria contro i non musulmani?

Imperterrito, Jenkins lamenta il fatto che nel Nuovo Testamento, gli Ebrei "progettano di lapidare Gesù, complottano per ucciderlo, a sua volta Gesù li chiama bugiardi e figli del Demonio". Rimane però da stabilire se essere chiamati "figli del Demonio" è più offensivo che essere definiti discendenti di scimmie e porci – l'appellativo Coranico degli Ebrei. A parte gli insulti, tuttavia, ciò che qui importa è che, mentre il Nuovo Testamento non ordina ai Cristiani di trattare gli Ebrei come "figli del Demonio", invece, in base al Corano, in particolare 9:29, la legge islamica obbliga i musulmani a sottomettere gli Ebrei, anzi, tutti i non musulmani.

Questo significa forse che chi si professa Cristiano non può essere antisemita? Ovviamente no! Ma significa che i Cristiani antisemiti vivono un ossimoro – per il semplice fatto che sia letteralmente che teologicamente, il Cristianesimo non insegna assolutamente odio e astio, bensì pone l'accento su amore e perdono. Il punto qui non è se i Cristiani seguono o no questi precetti; proprio come non è il punto se i musulmani osservano o no l'obbligo della jihad. L'unica domanda pertinente è: cosa richiedono le religioni?

John Esposito ha ragione quando asserisce che "Ebrei e Cristiani furono coinvolti in atti di violenza". Invece sbaglia quando aggiunge: "Noi [Cristiani] abbiamo la nostra teologia dell'odio". Nulla nel Nuovo Testamento insegna l'odio – e certamente niente lontanamente paragonabile ai comandi Coranici tipo: "Noi [musulmani] ci dissociamo da voi [non musulmani] e tra noi e voi è sorta inimicizia e odio eterni finché voi non crederete in Dio soltanto".

Rivalutare le Crociate

Ed è da qui che si può comprendere meglio la storia delle Crociate – eventi che sono stati completamente stravolti da numerosi e influenti apologeti dell'islàm. Karen Armstrong, per esempio, si è praticamente costruita una carriera rappresentando le Crociate in un modo completamente sbagliato, scrivendo, per esempio che "l'idea che l'islàm si sia imposto con la spada è una fantasia Occidentale, inventata durante il tempo delle Crociate quando, in realtà, furono i Cristiani dell'Occidente a muovere una brutale guerra santa contro l'islàm". Che una ex monaca condanni rabbiosamente le Crociate, rispetto a quanto fatto dall'islàm, rende la sua critica ancora più vendibile. Affermazioni come le sue, ovviamente, ignorano il fatto che dall'inizio dell'islàm, più di 400 anni prima delle Crociate, i Cristiani si erano accorti che l'islàm si diffondeva con la spada. Infatti, autorevoli storici musulmani che scrissero secoli prima delle Crociate, come Ahmad Ibn Yahya al-Baladhuri (m. 892) e Muhammad Ibn Jarir at-Tabari (838-923), dimostrano chiaramente che l'islàm si diffuse mediante la spada.

La realtà è questa: le Crociate furono un contrattacco contro l'islàm – non un attacco senza provocazione come sostengono la Armstrong ed altri storici revisionisti. L'eminente storico Bernard Lewis lo espone molto bene:

Anche la Crociata Cristiana, spesso paragonata alla jihad islamica, fu una tardiva e limitata risposta alla jihad e, in parte, anche una sua imitazione. Ma, a differenza della jihad, riguardò principalmente la difesa o la riconquista di territori Cristiani minacciati o perduti. Fu, con alcune eccezioni, limitata alle guerre vittoriose per la riconquista dell'Europa Sud-Occidentale e alle guerre perdute per liberare la Terra Santa e per fermare l'avanzata Ottomana nei Balcani. La jihad islamica, per contro, fu interpretata come illimitata e fu percepita come un obbligo religioso che sarebbe continuato finché tutto il mondo non si fosse convertito all'islàm o si fosse sottomesso al suo dominio … Lo scopo della jihad è di imporre la legge islamica a tutto il mondo.

Inoltre, le invasioni dei musulmani e le atrocità contro i Cristiani erano aumentate nei decenni precedenti la proclamazione della Crociata nel 1096. Il Califfo Fatimide Abu 'Ali Mansur Tariqu'l-Hakim (r. 996-1021) profanò e distrusse un gran numero di importanti Chiese – come la Chiesa di San Marco in Egitto e la Chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme – ed emanò contro Cristiani ed Ebrei decreti ancora più oppressivi di quelli già in uso. Poi, nel 1071, i Turchi Selgiuchidi sbaragliarono i Bizantini nella cruciale battaglia di Manzicerta e, per questo, conquistarono la maggior parte dell'Anatolia Bizantina, facendo presagire l'eventualità della finale cattura di Costantinopoli, secoli dopo.

Fu per reagire a questa situazione che il Papa Urbano II (r. 1088-1099) indisse la Crociata:

Dai confini di Gerusalemme e dalla città di Costantinopoli è giunta un'orribile notizia che ci è stata ripetutamente riferita, cioè che una razza del regno dei Persiani [cioè, i Turchi musulmani] … ha invaso le terre di quei Cristiani e le ha spopolate con la spada, il saccheggio e il fuoco; ha portato una parte dei prigionieri nel proprio paese e ha eliminato l'altra parte con crudeli torture; ha distrutto completamente le Chiese di Dio o se ne è appropriata per i riti della loro religione.

Anche se la descrizione di Urbano II è storicamente accurata, il fatto rimane: in qualsiasi modo si interpretino queste guerre – offensive o difensive, giuste o ingiuste – è evidente che non furono basate sull'esempio di Gesù, che così esortò i suoi seguaci "Amate i vostri nemici, benedite chi vi maledice, fate il bene a chi vi odia e pregate per chi vi insulta e vi perseguita". E infatti, furono necessari secoli di dibattiti teologici, da Agostino all'Aquinate, per giustificare la guerra difensiva – definita come "guerra giusta". Così sembrerebbe che se qualcuno non è stato completamente fedele alle sue scritture, questi sono stati i Crociati – e non i jihadisti musulmani (dal punto di vista letterale). In altri termini, sono stati i jihadisti musulmani – e non i Crociati – che hanno fedelmente eseguito le indicazioni delle loro scritture (almeno dal punto di vista letterale). Inoltre, come i racconti violenti dell'Antico Testamento, anche le Crociate hanno una mera natura storica e non sono manifestazioni di più profonde verità scritturali.

Infatti, ben lontane dal suggerire alcunché di intrinseco al Cristianesimo, le Crociate, ironicamente, ci aiutano a capire meglio l'islàm. Perché le Crociate dimostrano, una volta per tutte, che, non ostante gli insegnamenti religiosi – e infatti, nel caso delle così dette Crociate Cristiane, a dispetto di questi insegnamenti – l'uomo è spesso predisposto alla violenza. Ma questo impone una domanda: se questo è il comportamento dei Cristiani – a cui è stato imposto di amare, benedire e beneficare i loro nemici che li odiano, li maledicono e li perseguitano – quanto di più dobbiamo aspettarci dai musulmani che, condividendo la stessa tendenza alla violenza, sono spinti da Dio ad attaccare, uccidere e depredare i non credenti?

Raymond Ibrahim è Direttore Associato del Forum del Medio Oriente e autore di "The Al Qaeda Reader" (New York: Doubleday, 2007)

Raymond Ibrahim

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Являются ли иудаизм и христианство столь же насильственными, как ислам?

Подлинник (оригинал) статьи на английском языке: Are Judaism and Christianity as Violent as Islam?
Перевод с английского Марии Рюминой

«В Библии намного больше насилия, чем в Коране; идея о том, что ислам олицетворяет собой меч, родилась на Западе и была сфабрикована крестоносцами. В действительности же крестоносцы вели жестокие войны против ислама». Так говорит бывшая монахиня Карен Армстронг. Эта цитата заключает в себе самый сильный аргумент против обвинения ислама в насилии и непримиримости. Сторонники этой теории считают, что не только ислам, но и все другие монотеистические религии, признающие одного бога, основаны на насильственных и непримиримых священных писаниях, на кровавой истории. Как только приводятся примеры из священных писаний ислама – в первую очередь, Корана и далее деяний и высказываний Мухаммеда (Хадид) – демонстрирующие имманентную воинственность ислама, немедленно следует возражение, что и другие священные писания, а именно Иудо-Христианские, также полны жестокостей.

Зачастую этот аргумент подводит итог дискуссиям о том, что насилие это уникальная характеристика, присущая только исламу. Вместо этого приводятся ложные рассуждения о том, что ислам не сам по себе, а обида и разочарование, обостренные экономическими, политическими и социальными факторами, – вот что приводит к насилию. Такая позиция прекрасно сочетается с материалистическими воззрениями Запада.

Поэтому прежде чем обвинять Коран и высказывания и поступки пророка ислама Мухаммеда в побуждении к насилию и нетерпимости евреям советуют обратить внимание на проявления жестокости их собственных предков, о чем свидетельствуют еврейские священные писания. Христианам также советуют вспомнить о фактах насилия, совершавшихся их предками во имя веры как против христиан, так и против иноверцев. Иными словами, евреям и христианам напоминают, что живя в стеклянном доме, не стоит швыряться камнями.

Так ли это на самом деле? Насколько легитимно проводить аналогии с разными священными писаниями? Возможно ли объяснить и оправдать мусульманское насилие в настоящее время еврейским насилием в древности или христианским насилием в средние века? В этой связи, как говорят Армстронг, Эспосито, Дженкинс и некоторые другие, как могут евреи и христиане указывать на проявление исламского насилия, игнорируя при этом свою собственную историю и священные писания?

Насилие в еврейской и христианской истории

Наряду с Армстронг, многие видные писатели, историки и теологи разделяют эту релятивистскую точку зрения. Например, Джон Эспозито, который является директором Центра Принца Алвалида бин Талала по вопросам мусульманско-христианского исследования университета Джоржтауна, спрашивает:

Почему мы продолжаем задавать один и тот же вопрос (о насилии в исламе) и не задаем тот же самый вопрос в отношении христианства и иудаизма? Евреи и христиане были вовлечены в акты насилия. У нас у всех есть темные страницы истории… У нас есть собственная теология ненависти. В христианстве и иудаизме есть тенденции нетерпимости; мы в отличии от них придерживаемся эксклюзивистской теологии.

В статье профессора гуманитарного факультета Пенсильванского Университета Филипа Дженкинса «Темные страницы истории» эта позиция описывается наиболее полно. Он старается доказать, что в Библии больше насилия, чем в Коране:

В отношении к повелениям жестокости и кровопролития любое сравнение Библии и Корана является категорически неправильным. В действительности, Библия, по выражению американского теолога Филлис Трайбл, переполнена «текстами террора». В Библии содержится намного больше строк, восхваляющих или призывающих к кровопролитию, чем в Коране, в Библии жестокость носит намного более экстремальный, яростный характер… Если основополагающий текст определяет сущность религии, то иудаизм и христианство заслуживают безоговорочного осуждения как религии ярости.

Некоторые истории из Библии, а также из иудо-христианской истории, иллюстрирующие точку зрения Дженкинса, одна характризующая иудаизм, а другая – христианство, регулярно приводимые в качестве примера, требуют более тщательного анализа.

Военный захват земли Ханаан евреями примерно в 1200 г. до Р.Х. часто характеризуется как геноцид и становится символом библейского насилия и нетерпимости. Бог говорит Моисею:

Города этих людей, которые Господь Бог дал вам в наследство, вы должны полностью разрушить, не оставляя ничего живого, – Хеттов, Аморитян, Ханаанцев и др. – как велит вам Господь Бог, чтобы они не склоняли вас следовать своим богам и грешить против вашего Бога. Тогда Иисус Навин (преемник Моисея) захватил все эти земли: горы, долины, склоны – и всех их правителей, он не оставил никого, разрушил все живое, как ему повелел Бог Израиля.

Что касается христианства, поскольку в Новом Завете невозможно найти строки, призывающие к насилию, то те, кто придерживаются позиции, что христианство в такой же степени жестоко, как и ислам, опираются на исторические факты, такие как войны крестоносцев, которые велись европейскими христианами в период между одиннадцатым и тринадцатым веками. По современным меркам, крестоносцы действительно были жестокими и вершили зло под сенью креста и во имя христианства. Например, разрушив стены Иерусалима в 1099 г., крестоносцы убили почти все население Святого Города. Как свидетельствует средневековая хроника Геста Данорум «убитых было так много, что наши люди были по щиколотку в крови».

В свете вышесказанного, как отмечают Армстронг, Эспозито, Дженкинс и другие, почему евреи и христиане указывают на Коран как свидетельство исламской жестокости, игнорируя при этом свои собственные священные писания и свою собственную историю?

Библия против Корана

Ответ на этот вопрос заключается в том, что подобные рассуждения запутывают историю и теологию, смешивая поступки простых людей с незыблемыми постулатами веры, со словом божим. Основная ошибка состоит в том, что иудейско-христианская история – в которой было насилие – противопоставляется исламской теологии – которая проповедует насилие. Безусловно, все три основные монотеистические религии имеют примеры насилия и нетерпимости по отношению друг к другу. Ключевой вопрос состоит в том, что насилие совершается по воле бога или же по воле отдельно взятых воинственно настроенных людей.

Интересен пример из Ветхого Завета. Бог явно повелел евреям уничтожить Ханаан и соседние народы. Это проявление насилия в явном виде совершено по воле бога. Все проявления насилия, совершенные евреями и записанные в Ветхом Завете – это история. Все это было, и это было повеление бога. Но это было в определенное время и в определенном месте и было направлено против определенных людей. Подобное насилие никогда не было стандартизировано и не являлось частью еврейского закона. Иначе говоря, библейские проявления насилия носят описательный, но не предписательный характер.

Вот в чем заключается уникальность исламского насилия. Несмотря на схожесть с насилием в Ветхом Завете – совершенные по велению бога и зафиксированные в истории – определенные аспекты исламского насилия стали стандартом исламского закона и применяются постоянно. Таким образом, хотя насилие в Коране имеет исторический контекст, основное значение насилия является теологическим. Рассмотрим следующие строки из Корана, известные как "строки меча":

Затем, когда закончатся священные месяцы, убивай иноверцев везде, где найдешь, сажай их в заключение, лежи и поджидай их в засаде. Но если они раскаиваются и исполняют молитву, тогда отпускай их. Борись против тех, кто не верит в бога и не запрещает то, что запрещает бог и его посланник, кто не исполняет волю бога и его пророка – это те люди, которые не практикуют истинную веру, это те, кому была дана Книга, – до той поры, пока они не смирятся.

Подобно учению Ветхого Завета, где бог велит евреям атаковать и убивать своих соседей, строки меча также имеют исторический контекст. Бог впервые повелел насилие, когда мусульмане под руководством Мухаммеда стали достаточно сильными, чтобы захватить своих соседей христиан и идолопоклонников. Но в противоположность Ветхому Завету, строки меча стали фундаментальными в отношении ислама как к «людям книги» (т.е. к евреям и христианам), так и к идолопоклонникам (т.е. индуистам, буддистам и др.) и по сути дела послужили началом исламским завоеваниям, каторые навсегда изменили облик земли. политеисты должны быть либо обращены в ислам, либо убиты; в то же время, Коран 9:29 служит первоосновой широко известной дискриминации против христиан и евреев, живущих на территории исламских государств.

Фактически, основываясь на строках меча, на многочисленных других строках Корана, а также на устных высказываниях Мухаммеда, официальные власти, шейхи, муфтии, имамы и все мусульманское сообщество в целом на протяжении веков пришло к единому мнению, что ислам должен находиться в состоянии постоянной войны с немусульманским миром до полного подавления. Безусловно, мусульманские ученые считают строки меча откровениями в вопросах отношения ислама к неисламскому миру, что эти строки отменяют 200 других более ранних и более толерантных строк Корана, как например «в религии не должно быть принуждения». Известный исламский ученый Ибн Халдан (1332-1406), признанный на Западе за свои «прогрессивные» взгляды, также говорит о том, что джихад является самозащитой:

В мусульманском сообществе священная война (джихад) является религиозной обязанностью, поскольку универсальность миссии ислама и обязанность обратить всех в ислам либо путем убеждения, либо путем насилия… У других религиозных групп нет такой универсальной миссии, поэтому священная война не является их религиозной обязанностью, они только обороняются… Они только проповедуют свою религию среди своего народа. Поэтому израэлиты после Мозеса и Иеушуа остались без лидера (т.е.калифат). Их единственной целью было установить свою религию (но не распространить ее на другие народы)… Но ислам обязан завоевать власть над другими народами.

Современные власти согласны. Энциклопедия ислама в статье «джихад», написанной Эмилем Тайаном, указано, что «распространение ислама является священной обязанностью мусульман в целом… Джихад должен продолжаться до тех пор, пока ислам не будет властвовать во всем мире. Ислам должен полностью восторжествовать до того как доктрина джихада (священной войны во имя распространения ислама) может быть отменена. Иракский юрист Маджид Хадури (1909-2007) после определения джихада как войны пишет, что «джихад считается всеми юристами, практически без исключения, коллективным обязательством всего мусульманского сообщества». Мусульманские юридические инструкции, написанные на арабском языке, тем более не оставляют сомнений .

Язык Корана

Сопоставляя строки Корана, говорящие о насилии, с аналогичными выдержками из Ветхого Завета, можно отметить, что Коран совершенно четко использует язык, который переходя пределы времени и пространства, призывает верующих преследовать и убивать неверующих в настоящее время не менее, чем в прошлые времена. Бог велел евреям убивать хититян, аморитян, народы Канаан, Перизит, Хивит и Иебузит – то есть определенных людей в определенный отрезок времени . Бог никогда не дает евреям повеления, не ограниченные временем, он не велит потомкам евреев убивать. С другой стороны, хотя враги ислама, так же как и враги евреев, были историческим фактом (т.е христианская Византия и зороастрийская Персия), Коран редко указывает специфические названия. Вместо этого мусульманам повелевают бороться с «людьми книги» (христианами и евреями) –« до той поры, пока они не смирятся» и «убивать иноверцев где бы ты их не нашел.»

Два союзных слова в арабском языке «до те пор пока» (хата) и «где бы ни» (хаитху) демонстрируют вечный и повсеместный характер этих повелений: все еще есть «люди книги», которых надо «окончательно усмирить» (особенно в Америке, Европе и Израиле), а также «идолопоклонники», которых надо убивать «где бы то ни было» (особенно в Азии и Африке в районе Сахары). Фактически характерной чертой практически всех повелений о насилии в исламских священных писаниях является их всеобъемлемость и вечность: «Борись с ними (немусульманами) до тех пор, пока не восторжествует религия бога» Одновременно с этим Мухаммед проповедует:

Мне было велено вести войну с человечеством пока они не признают, что нет бога кроме Бога и что Мухаммед является его посланником; пока они не обратятся в ислам. Если они это сделают, то их жизнь и имущество будут под защитой.»

Лингвистической аспект является ключевым для понимания постулатов священных писаний в отношении насилия. Повторяю, что ни еврейские , ни христианские священные писания – Ветхий и Новый Завет соответственно – не содержат повелений, не ограниченных временем и пространством. Несмотря на это, Дженкинс жалуется:

Повеления убивать, проводить этнические чистки, утверждать сегрегацию, ненавидеть и бояться другие народы и религии… – все это содержится в Библии и встречается гораздо чаще, чем в Коране. На каждой стадии мы можем спорить о смысле и толковании отдельных текстов, а также о том, насколько они релевантны в более поздние периоды времени. Но то, что эти слова записаны в текстах, является фактом, и включение этих слов в тексты священного писания в буквальном смысле означает, что они канонизированы, так же как и в мусульманских священных писаниях.

Что же Дженкинс имеет в виду под «канонизацией»? Если он имеет в виду, что подобные строки являются частью канона иудейско-христианских священных писаний, то он абсолютно прав; в противном случае, если он хочет сказать, что эти строки были имплементированы в иудейско-христианский Weltanschauung, он глубоко ошибается.

Нельзя полагаться только на философские аргументы; как история, так и современная жизнь дают материал для релятивизма Дженкинса. Так же как в первом веке распространение христианства проходило через кровь мучеников, так же и ислам распространялся путем насильственных завоеваний и кровопролития, Безусловно, с самого первого дня и до настоящего времени повсеместно ислам распространяется посредством завоеваний, это доказывает тот факт, что большая часть территорий, именуемых исламским миром , или дар ал-ислам, было захвачено с помощью меча ислама. Это исторический факт, признанный наиболее авторитетными исламскими историками. Даже Аравийский полуостров, «родина» ислама, был подавлен путем кровопролития, о чем свидетельствуют войны Ридда после смерти Мухаммеда ,когда калиф Абу Бакр убил десятки тысяч арабов за измену исламу.

Роль Мухаммеда

Возвращаясь к ложным теориям, которые пытаются оправдать исламское насилие разочарованием мусульман под действием экономического и политического притеснения – можно задать вопрос: А как же притесняемые христиане и еврееи, не говоря уже о притесненных индуистах и буддистах в современном мире? Даже несмотря на то, что на исламский мир приходится львиная доля драматических газетных заголовков о насилии, терроризме, взрывниках-смертниках, обезглавливании – это далеко не единственный в мире регион, страдающий как от внутренних, так и от внешних проблем.

К примеру, несмотря на то что практически вся Африка в районе Сахары пронизана политической коррупцией, притеснениями и нищетой, Сомалия – единственная страна этого региона, которая является полностью мусульманской – лидирует по уровню насилия, терроризма и полного хаоса. Более того, те кто ответственны за насилие и призывы к нетерпимости, за драконовы легальные меры – это члены джихадской группы Ал-Шабаб (молодежь) – выражают и оправдывают все свои акции через исламские парадигмы.

В Судане также в результате джихадского геноцида против христиан и политеистических народов, который проводится в настоящее время хартумским исламским правительством, погибло около миллиона «неверных» и «отступников». Тот факт, что Организация Исламской Конференции встала на защиту суданского президента Хассана Ахмад Ал-Башира, выдачи которого требует Международный Суд, также подтверждает то, что исламские организации оправдывают насилие по отношению к немусульманам и к тем, кто считается недостаточно мусульманами.

В латиноамериканских и немусульманских азиатских странах также много авторитарных деспотичных режимов, нищеты и прочих проблем, от которых страдает мусульманский мир. Однако мы не видим в газетах статей о том, что христиане, буддисты или индуисты взрывают начиненные взрывчаткой автомобили около зданий, где находится руководство деспотичных режимов (например, кубинских или китайских коммунистов), размахивая при этом священными писаниями и выкрикивая «Христос (или Будда, или Вишну) велик»! Почему?

Есть один аспект, о котором часто умалчивают – либо по незнанию, либо умышленно – те, кто настаивает, что насилие и нетерпимость присущи всем религиям в одинаковой степени. Кроме священных слов Корана, поведение Мухаммеда – его сунна или «пример» – являются исключительно важным источником законодательства в исламе. Мусульман убеждают следовать примеру Мухаммеда при любых жизненных обстоятельствах: «Берите пример с божьего посланника.» И образ поведения Мухаммеда по отношению к немусульманам вполне очевиден.

Например ,споря с концепцией умеренного ислама, террорист Осама бин Ладен, который согласно опросу общественного мнения, преведенного Ал-Джазирой, пользуется поддержкой половины арабо-исламского мира, говорит о сунне пророка:

«Умеренность» продемонстрирована нашим пророком, который оставался в Медине не более трех месяцев без того, чтобы не совершать нападения на земли неверных, уничтожать их укрепления, захватывать их имущество, их жизни и их женщин.

Фактически мародерство и грабеж неверных, захват в рабство их женщин и детей обоснованы суннами Корана и Мухаммеда. 90 процентов мусульман называются суннитами (по аналогии с суннами), их численность составляет более миллиарда человек. Концепция сунны устанавливает, что все, что совершено или одобрено Мухаммедом, является наилучшим примером поведения для всего человечества в настоящее время в не меньшей степени, чем в прошлые века. Это конечно не означает, что мусульмане в своей массе живут только чтобы грабить и насиловать.

Но это означает, что если личности, которые по своей природе склонны к таким действиям, и к тому же являются мусульманами, могут легко оправдывать свои действия, ссылаясь на «сунны пророка» – так же как например Ал Каида оправдала атаки 11 сентября, во время которых были убиты невинные люди, включая женщин и детей: Мухаммед разрешил своим последователям использовать катапульты во время осады города Таиф в 630 г. – граждане отказались сдаться – хотя он знал, что там находились женщины и дети. Также когда решался вопрос о ночных рейдах или поджогах укреплений неверных, среди которых были женщины и дети, пророк ответил: «Они (женщины и дети) принадлежат к ним (неверным)».

Еврейский и христианский путь

Несмотря на то что в иудаизме нет подобных суннам эквивалентов, слова и деяния патриархов, описанные в Ветхом Завете, никогда не устанавливали еврейский закон. Ни «белая ложь» Авраама, ни вероломство Джейкоба, ни вспыльчивость Мозеса, ни супружеские измены Давида, ни флиртование Соломона никогда не простирались до установления инструкций евреям или христианам. Это всегда понималось как поступки, имевшие место в истории и совершенные людьми, которые в большинстве случаев были наказаны богом за свое поведение.

Для христианства большинство законов Ветхого Завета было отменено или исполнено – кто во что верит – Христом. «Глаз за глаз» превратилось в «подставь другую щеку». Высшим законом стала любовь к богу и к ближнему. Более того, сунна Христа характеризуется пассивностью и альтруизмом. В Новом Завете абсолютно отсутствуют призывы к насилию.

По-прежнему иногда пытаются приписать Христу воинственные черты, сходные с Мухаммедом, цитируя при этом строки когда Христос «говорит с множеством людей в притчах»: «Я пришел не с миром, а с мечом.» Но по контексту этого заявления ясно, что Христос не призывает к насилию по отношению к нехристианам, а скорее предсказывает, что между христианами и их окружением будут существовать споры – и это предсказание было тем более справедливым, поскольку ранние христиане, далекие от воинственности, пассивно погибали от меча как мученики, что по-прежнему имеет место в исламском мире.

Следует отметить, что насилие, предсказанное в Книге Откровений, носит сугубо описательный характер, иногда символический, но ни в коем случае не предписательный. Во всяком случае, как можно сравнивать несколько строк Нового Завета, где метафорически упоминается слово «меч» с буквально сотнями предписаний Корана и заявлениями Мухаммеда, когда мусульманам повелевают в реальности поднять меч против немусульман?

Неудержимый Дженкинс оплакивает факт, что в Новом Завете евреи «хотят забросать камнями Христа, а он в свою очередь называет их лжецами и детьми дьявола». Не известно еще, что является большим оскорблением – быть названными «детьми дьявола» или потомками обезьян или свиней – как обращается Коран к евреям. Отставим это в сторону, главное заключается в том, что Новый Завет не призывает христиан относиться к евреям как к «детям дьявола»; исламский же закон, основываясь на Коране, в основном 9:29, обязывает мусульман подчинять себе евреев и, естественно, всех немусульман.

Означает ли это, что ни один верующий христианин не может быть антисемитом? Конечно, нет. Но это означает, что христиане антисемиты лицемерны – по той простой причине, что теологически и текстуально христианство далеко от учения о ненависти, враждебности и напротив проповедует любовь и прощение. Мы здесь не говорим о том, все ли христиане следуют этим принципам, так же как мы здесь не говорим, что все мусульмане выполняют обязанность следовать джихаду. Вопрос в том, что повелевает религия?

Поэтому прав Джон Эспозито, утверждая, что «евреи и христиане вовлечены в акты насилия». Однако он ошибается, добавляя «Мы (христиане) имеем свою теологию ненависти». Новый Завет не учит ненависти – безусловно, нельзя сравнивать с такими предписаниями Корана как например: «Мы (мусульмане) не верим вам (немусульманам), и между нами будет вражда и ненависть до тех пор, пока вы не будете верить в единственного бога.»

Переосмысливая крестоносцев

Исходя из этого, можно лучше понять и оценить исторические действия крестоносцев – события, которые подаются в совершенно искаженном виде многими апологетами ислама. Например Карен Армстронг практически построила свою карьеру на искажении истории крестоносцев, говоря например, что «идея, что ислам представляет собой меч, является выдумкой Запада, сфабрикованной во времена крестоносцев, когда в действительности христиане Запада вели жестокие священные войны против ислама». То что подобные теории исходят от бывшей монахини, которая трусливо осуждает крестоносцев, (по сравнению со всем что сделано исламом), являются легко продаваемыми. Подобные заявления игнорируют тот факт, что ранее чем за 400 лет до крестоносцев, христиане отмечали, что ислам изначально распространялся посредством меча. Безусловно, авторитетные мусульманские историки, писавшие столетиями ранее крестоносцев, такие как Ахмад Ибн Иахиа ал-Баладхури (умер в 892) и Мухаммад ибн Ярир ат-Табари (838-923) ясно показывают, что ислам распространялся посредством меча.

Факт остается фактом: крестоносцы вели контратаку против ислама – а не нападение, как это пытаются представить Армстронг и другие ревизионисты. Известный историк Бернард Льюис убедительно показывает:

Даже христиане крестоносцы, которых часто сравнивают с мусульманским джихадом, были на самом деле ограниченным ответом на джихад и частично его имитацией. Но в отличие от джихада движение крестоносцев носило в основном оборонительный характер либо речь шла о возвращении захваченных христианских территорий. За редким исключением, это движение ограничивалось успешными войнами по восстановлению юго-западной Европы и безуспешными войнами по восстановлению Святой Земли и препятствованию продвижения Оттоманской империи на Балканах. В противоположность этому, мусульманский джихад понимался как безграничная религиозная обязанность, которая будет продолжаться до тех пор, пока весь мир не примет мусульманство или не подчинится управлению мусульман… Целью джихада является подчинение всего мира исламскому закону.

Более того, мусульманские вторжения и жестокости против христиан ужесточались за десятилетия до начала крестоносцев в 1096 году. Калиф Фатимида Абу Али Мансур Тарик ал-Хаким (996-1021) осквернил и разрушил целый ряд важных церквей – таких как церковь Святого Марка в Египте и церковь Гроба Господня в Иерусалиме, – а также еще более ужесточил притеснительные указы против христиан и евреев. Затем в 1071 г. Турки сельджуки разгромили Византию в битве при Манзикерте, и в результате этого захватили большую часть византийской Анатолии, подготовив том самым захват Константинополя через несколько столетий.

Как раз это послужило последней каплей, после которой Папа Урбан II (1088-1099) воззвал к крестоносцам:

От границ Иерусалима и Константинополя стали распространяться ужасные истории, которые мы часто слышим, что народы Персидского государства (т.е. турки мусульмане)… вторглись на земли христиан, разорили их посредством меча, грабежа и огня; увели часть пленных в свои земли и часть уничтожили, подвергнув жестоким мучениям; они либо окончательно разрушили церкви господни, либо перестроили их для своей религии.

Несмотря на то, что описание Урбана II является исторически достоверным, факт остается фактом: несмотря на то, что эти войны можно интерпретировать как захватнические или оборонительные, справедливые или несправедливые – очевидно, что они не были основаны на примере Иисуса, который призывал своих последователей «люби своего врага, благослови тех, кто проклинает тебя, делай добро тем, кто ненавидит тебя, и молись за тех, кто презирает и преследует тебя». Безусловно, веками велись теологические дебаты, от Августина до Аквинаса, для определения оборонительной войны – сформулированной как «справедливая война». Тогда получается, что крестоносцы, а не приверженцы джихада оказались менее последовательными в смысле исполнения своих священных предписаний ( буквально говоря); или наоборот, джихадисты, а не крестоносцы оказались более последовательными в исполнении своих священных предписаний (также буквально говоря). Более того, так же как и примеры насилия в Ветхом Завете, движение крестоносцев имело сугубо историческую природу.

Фактически крестоносцы, как ни иронично это отметить, лучше объяснили ислам. То, что крестоносцы продемонстрировали раз и навсегда, что независимо от религиозных учений, а иногда и в противоречии с ними, как это было в случае христиан крестоносцев, – человек зачастую предрасположен к проявлению насилия. Но тогда встает вопрос: если христиане (которым велено было любить, благословить и творить добро своим врагам, которые ненавидят, проклинают и преследуют их) вели себя подобным образом, – чего тогда остается ожидать от мусульман, которым всевышний велит атаковать, убивать и грабить неверующих?

Рэймонд Ибрагим является со-директором Ближневосточного Форума и автором периодического издания The Al Qaeda Reader (New York: Doubleday, 2007)

Raymond Ibrahim

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Sind Judentum und Christentum so gewalttätig wie der Islam?

Englischer Originaltext: Are Judaism and Christianity as Violent as Islam?
Übersetzung: H. Eiteneier

"Es gibt weit mehr Gewalt in der Bibel als im Koran; die Vorstellung, dass der Islam sich durch das Schwert aufgedrängt hat, ist eine westliche Fiktion, erfunden zur Zeit der Kreuzzüge, als es aber westliche Christen waren, die brutale heilige Kriege gegen den Islam führten."[1] Das verkündet die ehemalige Nonne und selbsterklärte "freie Monotheistin" Karen Armstrong. Dieses Zitat fasst das einflussreichste Einzelargument zusammen, das derzeit dazu dient die Vorwürfe abzuwehren, dass der Islam inhärent gewalttätig und intolerant ist: Alle monotheistischen Religionen, sagen die Befürworter einer solchen Argumentation, und nicht nur der Islam haben ihren Anteil gewalttätiger und intoleranter Schriften wie auch blutiger Geschichte. Wann immer die Heiligen Schriften des Islam – zuvörderst der Koran, gefolgt von den Berichten der Worte und Taten Mohammeds (die Hadithe) – als Beweise für die immanente Kriegslust der Religion hervorgehoben wird, erfolgt die unmittelbare Erwiderung, dass andere heilige Schriften, insbesondere die jüdisch-christlichen, gleichermaßen von gewalttätigen Textstellen durchsetzt sind.

In der Mehrheit der Fälle setzt dieses Argument jeder Diskussion darüber ein Ende, ob Gewalt und Intoleranz im Islam einzigartig sind. Statt dessen wird zur vorgegebenen Antwort, dass es nicht der Islam per se ist, sondern muslimische Unzufriedenheit und Frustration– immer verschlimmert durch wirtschaftliche, politische und soziale Faktoren – die zu Gewalt führen. Dass diese Sicht perfekt mit der "materialistischen" Erkenntnistheorie des säkularen Westens übereinstimmt, sorgt dafür, dass alles um so weniger hinterfragt wird.

Bevor daher der Koran und die historischen Worte und Taten Mohammeds, des Propheten des Islam, wegen Aufhetzung zu Gewalt und Intoleranz verurteilt werden, sind die Juden gut beraten die historischen Gräueltaten zu bedenken, die von ihren hebräischen Vorvätern begangen wurden und dies in ihren eigenen Schriften aufgezeichnet sind; Christen ist anzuraten den brutalen Kreislauf der Gewalt zu bedenken, den ihre Vorfahren im Namen ihres Glaubens sowohl gegen Nichtchristen als auch Mitchristen begangen haben. Mit anderen Worten: Juden und Christen werden daran erinnert, dass, wer im Glashaus sitzt, nicht mit Steinen werfen sollte.

Aber ist das wirklich so? Ist die Analogie mit anderen Schriften legitim? Sind hebräische Gewalt in der Antike und christliche Gewalt im Mittelalter vergleichbar oder können sie die Hartnäckigkeit muslimischer Gewalt in der Moderne wegerklären?

Gewalt in der jüdischen und christlichen Geschichte

Gemeinsam mit Armstrong sind jede Menge prominenter Autoren, Historiker und Theologen diese "relativistische" Sichtweise eingetreten. John Esposito z.B., der Direktor des Prince Alwaleed bin Talal Center for Muslim-Christian Understanding an der Georgetown University, fragt sich:

Wie kommt es, dass wir immer weiter dieselbe Frage stellen [die über Gewalt im Islam] und dieselbe Frage nicht an die Christenheit und das Judentum stellen? Juden und Christen haben Gewaltakte begangen. Wir alle haben die transzendente und dunkle Seite... Wir haben unsere eigene Theologie des Hasses. Im Mainstream-Christentum und -Judentum tendieren wir dazu tolerant zu sein; wir hängen einer exklusivistischen Theologie an, die des "wir gegen sie".[2]

"Dark Passages", ein Artikel von Professor Philip Jenkins von der Pennsylvania State University schildert diese Haltung sehr komplett. Er will zeigen, dass die Bibel gewalttätiger ist als der Koran:

In den Begrifflichkeiten der Anordnung von Gewalt und Blutvergießen wäre jede grob vereinfachende Behauptung zur Überlegenheit der Bibel über den Koran äußerst falsch. Fakt ist, dass die Bibel von "Terrortexten" überfließt, um eine von der amerikanischen Theologin Phyllis Trible geprägte Formulierung zu auszuborgen. Die Bibel beinhaltet weit mehr Verse, die Blutvergießen preisen oder dazu drängen, als der Koran und biblische Gewalt ist oft weit extremer und von wahlloserer Brutalität beprägt... Wenn der Gründungstext die gesamte Religion formt, dann verdienen Judentum und Christentum höchste Verurteilung als Religionen der Grausamkeit."[3]

Einige Erzählungen aus der Bibel wie auch aus der jüdisch-christlichen Geschichte illustrieren Jenkins' Argument, aber besonders zwei – eine angeblich repräsentativ für das Judentum, die andere für die Christenheit – werden regelmäßig erwähnt und verdienen daher nähere Untersuchung.

Die militärische Eroberung des Landes Kanaan durch die Hebräer um 1200 v.Chr. wird oft als "Völkermord" beschrieben und ist praktisch zum Symbol biblischer Gewalt und Intoleranz geworden. Gott sagte Moses:

Aber in den Städten dieser Völker hier, die dir der HERR, dein Gott, zum Erbe geben wird, sollst du nichts leben lassen, was Odem hat, sondern sollst an ihnen den Bann vollstrecken, nämlich an den Hetitern, Amoritern, Kanaanitern, Perisitern, Hiwitern und Jebusitern, wie dir der HERR, dein Gott, geboten hat, damit sie euch nicht lehren, all die Greuel zu tun, die sie im Dienst ihrer Götter treiben, und ihr euch so versündigt an dem HERRN, eurem Gott.[4] So schlug Josua [der Nachfolger Moses] das ganze Land auf dem Gebirge und im Süden und im Hügelland und an den Abhängen mit allen seinen Königen und ließ niemand übrig und vollstreckte den Bann an allem, was Odem hatte, wie der HERR, der Gott Israels, geboten hatte.[5]

Was das Christentum angeht, so ist es nicht möglich im Neuen Testament Verse zu finden, die zu Gewalt aufhetzen; daher greifen die, die die Meinung vertreten, das Christentum sei so gewalttätig wie der Islam, auf historische Ereignisse wie die Kreuzzüge zurück, die von den europäischen Christen vom elften bis dreizehnten Jahrhundert geführt wurden. Die Kreuzzüge waren in der Tat gewalttätig und führten nach den Standards der modernen Welt zu Gräueltaten unter dem Banner des Kreuzes und im Namen der Christenheit. Nachdem z.B. 1099 die Mauern Jerusalems gefallen waren, schlachteten nach den Berichten die Kreuzfahrer fast jeden Einwohner der heiligen Stadt ab. Nach Angaben der mittelalterlichen Chronik Gesat Danorum war "das Schlachten so groß, dass unsere Männer bis zu ihren Knöcheln in Blut wateten".[6]

Warum sollten Juden und Christen, so argumentieren Armstrong, Esposito, Jenkins und andere, angesichts des oben Geschilderten auf den Koran als Beweis der Gewalt des Islam deuten, während sie ihre eigenen Schriften und Geschichte ignorieren?

Bibel vs. Koran

Die Antwort liegt in der Tatsache, dass solche Beobachtungen Geschichte und Theologie durcheinander bringen, indem zeitlich begrenztes Handeln von Menschen mit dem verschmolzen wird, was als unveränderbare Worte Gottes verstanden wird. Der fundamentale Fehler ist der, dass jüdisch-christliche Geschichte – die gewalttätig ist – zusammengefügt wird mit islamischer Theologie – die Gewalt befiehlt. Natürlich haben alle drei wichtigen monotheistischen Religionen ihren Anteil an Gewalt und Intoleranz gegenüber der "anderen". Die Schlüsselfrage ist hier, ob diese Gewalt von Gott angeordnet ist oder ob kriegerische Männer sich das einfach nur wünschten.

Die Gewalt im Alten Testament ist solch ein interessanter Fall. Gott befahl den Hebräern eindeutig die Kanaaniter und die sie umgebenden Völker auszulöschen. Solche Gewalt ist daher ein Ausdruck des Willens Gottes, das ist eine Tatsache. Trotzdem ist alle von den Hebräern begangene und im Alten Testament aufgezeichnete historische Gewalt nur das – Geschichte. Es ist passiert, Gott befahl es. Aber sie geschah zu einer bestimmten Zeit und an einem bestimmten Ort und richtete sich gegen ein bestimmtes Volk. Zu keiner Zeit ging solche Gewalt weiter, um standardisiert oder im jüdischen Gesetz kodifiziert zu werden. Kurz gesagt: Die biblischen Berichte über Gewalt sind beschreibender Natur, nicht dauerhaft vorgeschrieben.

Das ist der Punkt, an dem die islamische Gewalt einzigartig ist. Obwohl ähnlich der Gewalt des Alten Testaments – von Gott befohlen und in der Geschichte manifestiert – sind bestimmte Aspekte islamischer Gewalt und Intoleranz im islamischen Recht standardisiert worden und gelten für alle Zeiten. Daher hat die im Koran vorgefundene Gewalt einen historischen Kontext, aber ihr ultimatives Ziel ist theologisch. Man untersuche die folgenden Koran-Verse, die besser als "Schwert-Verse" bekannt sind:

Und wenn die heiligen Monate abgelaufen sind, dann tötet die Götzendiener, wo immer ihr sie findet, und ergreift sie und belagert sie und lauert ihnen aus jedem Hinterhalt auf. Wenn sie aber bereuen und das Gebet verrichten und die Zakah entrichten, dann gebt ihnen den Weg frei.[7] Kämpft gegen diejenigen, die nicht an Allah und an den Jüngsten Tag glauben, und die das nicht für verboten erklären, was Allah und Sein Gesandter für verboten erklärt haben, und die nicht dem wahren Glauben folgen – von denen, die die Schrift erhalten haben, bis sie eigenhändig den Tribut in voller Unterwerfung entrichten.[8]

Wie beim Alten Testament, wo Gott den Hebräern befahl ihre Nachbarn anzugreifen und zu töten, haben auch die Schwert-Verse einen historischen Kontext. Gott gab diese Gebote aus, nachdem die Muslime unter Mohammeds Führung stark genug geworden waren, ihre christlichen und heidnischen Nachbarn zu überfallen. Aber anders als die kriegerischen Verse und Erzählungen des Alten Testaments wurden die Schwert-Verse fundamental für die anschließende Beziehung des Islam sowohl zu den "Völkern des Buches" (d.h. den Juden und Christen) als auch den "Heiden" (d.h. Hindus, Buddhisten, Animisten usw.) und lösten die islamischen Eroberungen aus, die das Angesicht der Welt für immer veränderte. Aufgrund von Sure 9,5 z.B. ordnet das islamische Gesetz an, dass Heiden und Polytheisten entweder zum Islam konvertieren oder getötet werden müssen; gleichzeitig ist Sure 9,29 die Hauptquelle der wohlbekannten diskriminierenden Bräuche gegenüber eroberten Christen und Juden, die unter islamischer Oberhoheit leben.

Fakt ist, dass auf Grundlage der Schwert-Verse wie auch zahlloser anderer Koranverse und Mohammed zugeschriebener mündlicher Traditionen die gelehrten offiziellen Vertreter des Islam, die Scheiks, Muftis und Imame durch alle Zeitalter hindurch einen Konsens erzielt haben – der für die gesamte muslimische Gemeinde bindend ist – dass der Islam sich in immerwährendem Krieg mit der nicht muslimischen Welt befindet, bis erstere sich letztere untergeordnet hat. Es ist sogar so, dass unter den muslimischen Gelehrten weithin die Meinung vertreten wird, dass, da die Schwert-Verse zu den letzten Offenbarungen zum Thema der Beziehung des Islam zu Nichtmuslimen gehören, sie alleine rund 200 der früheren und toleranteren Verse aufheben, so den des "Es gibt keinen Zwang im Glauben".[9] Der berühmte muslimische Gelehrte Ibn Khaldun (1332 – 1406) der wegen seiner "progressiven" Erkenntnisse im Westen bewundert wird, setzt der Vorstellung ein Ende, dass Jihad defensive Kriegsführung ist:

In der muslimischen Gemeinde ist der heilige Krieg [Jihad] eine religiöse Pflicht, wegen des Universalismus der muslimischen Mission und der Verpflichtung jeden zum Islam zu bekehren, entweder durch Überzeugung oder durch Gewalt... Die anderen religiösen Gruppen hatten keine universale Mission und der heilige Krieg war für sie keine religiöse Pflicht, außer zu Verteidigungszwecken... Von ihnen wird lediglich verlangt ihre Religion unter ihren eigenen Leuten zu etablieren. Das ist der Grund, dass die Israeliten nach Moses und Josua gleichgültig bezüglich königlicher Autorität (d.h. einem Kalifat) waren. Ihr Interesse bestand darin ihre Religion zu etablieren [nicht, sie bei anderen Nationen auszubreiten]... Aber der Islam steht unter der Verpflichtung Macht über andere Nationen zu gewinnen.[10]

Moderne Autoritäten stimmen zu. Der Eintrag für "Jihad" in der Encyclopedia of Islam von Emile Tyan erklärt, dass die "Verbreitung des Islam durch Waffen für Muslime allgemein eine religiöse Pflicht ist... Der Jihad muss weiter betrieben werden, bis die gesamte Welt unter der Herrschaft des Islam steht... Der Islam muss komplett überarbeitet werden, bevor die Doktrin des Jihad [Krieg zur Verbreitung des Islam] eliminiert werden kann." Der irakische Jurist Majid Khaduri (1909 – 2007) schreibt, nachdem er den Jihad als Kriegsführung definierte: "Jihad ... wird von allen Juristen, fast ohne Ausnahme, als kollektive Verpflichtung der gesamten muslimischen Gemeinde betrachtet."[11] Und natürlich sind auf Arabisch verfasste muslimische Rechts-Handbücher noch deutlicher.[12]

Die Sprache des Koran

Wenn die gewalttätigen Koranverse ihren Entsprechungen im Alten Testament gegenüber gestellt werden, dann unterscheiden sie sich besonders durch den Gebrauch von Sprache, der über Zeit und Raum hinaus geht, der die Gläubigen heute nicht weniger als früher dazu aufhetzt die Nichtgläubigen anzugreifen und zu töten. Gott befahl den Hebräern die Hetiter, Amoriter, Kanaaniter, Perisiter, Hiwiter und Jebusiter zu töten – allesamt festgelegte Völker, die in einer bestimmten Zeit und an einem bestimmten Ort zu verorten sind. Zu keiner Zeit gab Gott den Hebräern und darüber hinaus ihren jüdischen Nachkommen ein Gebot mit offenem Ende, die Nichtjuden zu bekämpfen und zu töten. Andererseits waren zwar die ursprünglichen Feinde des Islam, wie das Judentum, historisch (z.B. christliche Byzantiner und zoroastrische Perser), aber der Koran hebt sie selten mit ihren eigentlichen Namen heraus. Stattdessen wurde (und ist) den Muslimen befohlen die Völker des Buches zu bekämpfen – "bis sie eigenhändig den Tribut in voller Unterwerfung entrichten"[13]und: "Tötet die Götzendiener, wo immer ihr sie findet."[14]

Die beiden arabischen Konjunktionen "bis" (hata) und "wo immer" (haythu) demonstrieren die immerwährende und allgegenwärtige Natur dieser Gebote: Es gibt immer noch "Völker des Buches", die noch nicht "völlig unterworfen" sind (besonders in den Amerikas, Europa und Israel) und "Heiden", die getötet werden müssen "wo immer" man sie findet (besonders in Asien und dem Afrika südlich der Sahara). In der Tat ist das herausragende Kennzeichen aller gewalttätigen Gebote der islamischen heiligen Schriften ihre Natur des offenen Endes und der Allgemeinheit: "Und kämpft gegen sie [die Nichtmuslime], ... bis sämtliche Verehrung auf Allah allein gerichtet ist." [15; Hervorhebung durch den Autor]. Außerdem erklärt Mohammed in einer gut bezeugten Tradition, die in den Hadith-Sammlungen auftaucht:

Mir ist befohlen Krieg gegen die Menschen zu führen, bis sie bezeugen, dass es keinen Gott außer Allah gibt und dass Mohammed der Botschafter Allahs ist; und dass sie das Gebet der Niederwerfung einführen und die Almosensteuer zahlen [d.h. zum Islam konvertieren]. Wenn sie das tun, sind ihr Blut und Eigentum geschützt. [16; Hervorhebung durch den Autor]

Dieser sprachliche Aspekt ist für das Verständnis von Textexegese zur Gewalt von entscheidender Bedeutung. Es ist noch einmal der Wiederholung wert, dass weder jüdische noch christliche heilige Schriften – jeweils das Alte und das Neue Testament – solche immerwährende Gebote mit offenem Ende gebrauchen. Trotz all dem klagt Jenkins:

Gebote zum Töten, ethnische Säuberungen zu begehen, Rassentrennung zu institutionalisieren, andere Rassen und Religionen zu hassen ... gibt es allesamt in der Bibel und geschehen mit weit größerer Regelmäßigkeit als im Koran. Auf jeder Ebene können wir argumentieren, was die fraglichen Passagen bedeuten und natürlich auch darüber, ob sie irgendeine Bedeutung für spätere Zeitalter haben sollten. Aber die Tatsache bleibt, dass die Worte dort stehen und ihre Einbeziehung in die Schriften bedeutet, dass sie – wörtlich – kanonisiert sind, nicht weniger als in den muslimischen Schriften.[17]

Man fragt sich, was Jenkins bei dem Wort "kanonisiert" durch den Kopf ging. Wenn er mit kanonisiert meint, das solche Verse als Teil des Kanons der jüdisch-christlichen Schriften betrachtet werden, dann hat er absolut recht; umgekehrt: Wenn er mit kanonisiert meint oder zu konnotieren versucht, dass diese Verse zum Werkzeug jüdisch-christlicher Weltanschauung gemacht worden sind, liegt er absolut falsch.

Aber man muss sich nicht nur auf pur exegetische und philologische Argumente verlassen; sowohl die Geschichte wie auch das derzeitige Geschehen strafen Jenkins Relativismus Lügen. Während das Christentum des ersten Jahrhunderts sich über das Blut der Märtyrer verbreitete, verbreitete sich der Islam in seinem ersten Jahrhundert durch gewalttätige Eroberung und Blutvergießen. In der Tat hat sich der Islam vom ersten Tag an bis in die Gegenwart – wann immer er konnte – durch Eroberung ausgebreitet, was die Tatsache bezeugt, dass die Mehrheit dessen, was heute als islamische Welt oder dar al-Islam bekannt ist, durch das Schwert des Islam erobert wurde. Das ist eine historische Tatsache, die von den meisten maßgebenden islamischen Historikern bezeugt wird. Selbst die Arabische Halbinsel, die "Heimat" des Islam wurde durch heftige Gewalt und Blutvergießen unterworfen, wie es die Ridda-Kriege nach Mohammeds Tod zeigen, als Zehntausende Araber vom ersten Kalifen Abu Bakr wegen des Verlassens des Islam dem Schwert überantwortet wurden.

Die Rolle Mohammeds

Darüber hinaus muss man bezüglich der derzeitigen Standard-Position, die vorgibt islamische Gewalt wegerklären zu können – dass diese ein Produkt muslimischer Frustration angesichts politischer oder wirtschaftlicher Unterdrückung ist – fragen: Was ist mit all den unterdrückten Christen und Juden, ganz zu schweigen von den Hindus und Buddhisten der heutigen Welt? Wo ist deren religiös drapierte Gewalt? Die Tatsache bleibt: Obwohl die islamische Welt den Löwenanteil dramatischer Schlagzeilen erhält – zu Gewalt, Terrorismus, Selbstmord-Anschlägen, Enthauptungen – ist es sicher nicht die einzige Religion der Welt, die sowohl unter internationalem wie auch externem Druck leidet.

Ein Beispiel: Obwohl praktisch das gesamte Afrika südlich der Sahara von politischer Korruption, Unterdrückung und Armut durchsetzt ist, dann ist, wenn es um Gewalt, Terrorismus und pures Chaos geht, Somalia – das auch zufällig das einzig komplett muslimische Subsahara-Land ist – führend. Darüber hinaus sind die für die somalische Gewalt und die Durchsetzung intoleranter, drakonischer, juristischer Maßnahmen Verantwortlichen – die Mitglieder der jihadistischen Gruppe Al-Shabab (die Jugend) – diejenigen, die all ihr Tun mit islamistischen Denkmustern artikulieren und rechtfertigen.

Auch im Sudan wird derzeit von Khartoums islamistischer Regierung ein Jihad-Völkermord gegen christliche und polytheistische Völker geführt, der fast eine Million "Ungläubiger" und "Abtrünnige" tot zurückgelassen hat. Dass die Organisation der Islamischen Konferenz dem sudanesischen Präsidenten Hassan Ahmed al-Baschir zu Seite springt, der vom Internationalen Kriminalgerichtshof zur Fahndung ausgeschrieben ist, sagt noch mehr zur Befürwortung von Gewalt gegenüber Nichtmuslimen und denen, die als nicht muslimisch genug angesehen werden, durch dieses islamische Gremium.

Lateinamerikanische und nicht muslimische asiatische Länder haben ebenfalls ihren Anteil an unterdrückerischen, autoritären Regimen, Armut und dem gesamten Rest, unter dem die muslimische Welt leidet. Doch anders als die fast täglich aus der islamischen Welt flutenden Schlagzeilen gibt es keine Berichte praktizierender Christen, Buddhisten oder Hindus, die mit Sprengstoff beladene Fahrzeuge in Gebäude unterdrückerischer (d.h. kubanisch- oder chinesisch-kommunistischer) Regime einschlagen, während sie ihre heiligen Schriften schwingen und brüllen: "Jesus [oder Buddha oder Vischnu] ist groß!" Warum?

Es gibt einen letzten Aspekt, der von denen, die darauf bestehen, dass Gewalt und Intoleranz in allen Religionen durchweg gleich ist, oft übersehen wird – entweder aus Ingoranz oder aus Unaufrichtigkeit. Abgesehen von den göttlichen Worten des Koran, ist Mohammeds Verhaltensmuster – seine sunna oder sein "Beispiel" – eine extrem wichtige Quelle der Rechtsprechung im Islam. Die Muslime werden ermahnt Mohammed in allen Lebenslagen nachzuahmen: "Ihr habt an dem Gesandten Allahs ein schönes Vorbild für jeden."[18] Und Mohammeds Verhaltensmuster gegenüber Nichtmuslimen ist recht deutlich.

In einer sarkastischen Erörterung des Konzepts des moderaten Islam stellt z.B. der Terrorist Osama bin Laden, der sich nach Angaben einer Umfrage bei Al-Jazira[19] der Unterstützung der halben arabisch-islamischen Welt erfreut, die Sunna des Propheten so dar:

"Moderatheit" wird von unserem Propheten demonstriert, der nicht mehr als drei Monate in Medina blieb, ohne einen Raubzug in die Länder der Ungläubigen zu unternehmen oder zu befehlen, um ihre Festungen niederzubrennen und sich ihre Besitztümer, ihr Leben und ihre Frauen zu greifen.[20]

Fakt ist, dass auf Grundlage des Koran und Mohammeds Sunna das Brandschatzen und Plündern von Ungläubigen, die Versklavung ihrer Kinder und ihre Frauen ins Konkubinat zu sperren, wohl begründet ist.[21]Und das Konzept der Sunna – nach der 90 Prozent der über eine Milliarde Muslime, die Sunniten, benannt sind – behauptet praktisch, dass alles, was von Mohammed, dem perfektesten Vorbild der Menschheit, getan oder genehmigt wurde, von den Muslimen von heute nicht weniger anzuwenden ist als gestern. Das bedeutet natürlich nicht, dass die Muslime in ihrer Masse nur für das Plündern und Vergewaltigen lebt.

Aber es bedeutet, dass Leute, die von Natur aus zu solchen Aktivitäten neigen und dann noch Muslime sind, ihr Tun recht einfach mit Bezug auf die "Sunna des Propheten" rechtfertigen können – und das tun – so wie z.B. bei Al-Qaida ihre Anschläge vom 9/11 rechtfertigen, bei denen Unschuldige, einschließlich Frauen und Kinder getötet wurden. Mohammed beauftragte seine Anhänger, während der Belagerung der Stadt Ta'if im Jahr 630 n.Chr. – die Stadtbewohner hatten es abgelehnt sich zu unterwerfen – Katapulte zu benutzen, obwohl ihm bewusst war, dass Frauen und Kinder dort Schutz gesucht hatten. Gefragt, ob es erlaubt sei nächtliche Überfälle zu führen oder Feuer an den Befestigungen der Ungläubigen zu legen, wenn Frauen und Kinder sich unter ihnen befanden, wird auch gesagt, dass der Prophet geantwortet habe: "Sie [die Frauen und Kinder] sind gehören zu ihnen [den Ungläubigen].[22]

Jüdische und christliche Sitten

Obwohl gesetzeszentriert und möglicherweise legalistisch, hat das Judentum kein derartiges Äquivalent zur Sunna; die Worte und Taten der Patriarchen, obschon im Alten Testament beschrieben, gingen nie dazu über das jüdische Gesetz zu bestimmen. Weder Abrahams "Notlügen" noch Jakobs Niedertracht, auch nicht Moses leicht durchgehende Sicherungen oder Davids Ehebruch, ebenfalls nicht Salomos Schürzejägerei kamen je dazu für Juden oder Christen Anleitung zu sein. Sie wurden als historische Taten betrachtet, die von fehlbaren Menschen begangen wurden, die von Gott für ihr nicht gerade ideales Verhalten eher bestraft als belohnt wurden.

Was das Christentum angeht, so wurde ein großer Teil des Alten Testaments durch Jesus – je nach Betrachtungsweise – aufgehoben oder erfüllt . "Auge um Auge" machte Platz für "Halte die andere Wange hin". Gott und den Nächsten von ganzem Herzen lieben wurde oberstes Gesetz.[23] Darüber hinaus ist dieSunna Jesu – wie bei "Was würde Jesus tun?" – von Passivität und Uneigennützigkeit gekennzeichnet. Das Neue Testament beinhaltet absolut keine Ermunterung zur Gewalt.

Doch es gibt immer noch solche, die versuchen Jesus so darzustellen, als habe er eine gleichermaßen militante Gesinnung wie Mohammed, indem sie Verse zitieren, in denen Jesus – der "in Gleichnissen zu dem Volk redete und ohne Gleichnisse redete er nichts zu ihnen"[24] – sagte: "Ich bin nicht gekommen, Frieden zu bringen, sondern das Schwert."[25] Aber auf Grundalge des Zusammenhangs dieser Äußerung ist klar, dass Jesus nicht Gewalt gegen Nichtchristen befahl, sondern voraussagte, dass Streit zwischen Christen und ihrer Umwelt herrschend wird – eine Vorhersage, die nicht nur für die frühen Christen wahr wurde, die, weit davon entfernt das Schwert aufzunehmen, passiv im Märtyrertum durch das Schwert starben, wie sie es nur allzu oft immer noch in der muslimischen Welt tun.[26]

Andere deuten auf die Gewalt, die im Buch der Offenbarung vorausgesagt wird, während sie es wiederum versäumen zu erkennen, dass der gesamte Bericht beschreibend ist – ganz zu schweigen von der klaren Symbolhaftigkeit – und daher kaum Anordnung für Christen ist. Doch wie kann man guten Gewissens diese handvoll neutestamentlicher Verse, die das Wort "Schwert" metaphorisch erwähnen, mit den buchstäblich Hunderten koranischer Anordnungen und Äußerungen Mohammeds vergleichen, die den Muslimen klar befehlen eine sehr reales Schwert gegen die Nichtmuslime in die Hand zu nehmen?

Unbeirrt beklagt Jenkins die Tatsache, dass im Neuen Testament Juden "planen Jesus zu steinigen, sie verschwören sich ihn zu töten; im Gegenzug bezeichnet Jesus sie als Lügner, als Kinder des Teufels".[27]Es bleibt abzuwarten, ob "Kinder des Teufels" genannt zu werden beleidigender ist als als Nachkommen von Affen und Schweinen bezeichnet zu werden – die Bezeichnung des Korans für Juden.[28] Lassen wir aber die Beschimpfungen beiseite; was hier zählt ist, dass das Neue Testament den Christen nicht befiehlt die Juden als "Kinder des Teufels" zu behandeln, aber auf Grundlage des Koran, in erster Linie Sure 9,29, das islamische Gesetz die Muslime verpflichtet die Juden zu unterjochen – ja sogar alle Nichtmuslime.

Bedeutet das, dass selbst erklärte Christen nicht antisemitisch sein können? Natürlich nicht. Aber es heißt, dass christliche Antisemiten lebende Widersprüche in sich sind – aus dem einfachen Grund, dass vom Text her und theologisch das Christentum, weit entfernt davon Hass und Animositäten zu lehren, unmissverständlich Liebe und Vergebung betont. Ob nun alle Christen diesem Auftrag folgten, spielt eigentlich keine Rolle; genauso wie, ob nun alle Muslime die Verpflichtung zum Jihad einhalten oder es nicht tun kaum eine Rolle spielt. Die einzige Frage ist: Was befiehlt die Religion?

John Esposito hat daher recht, wenn er erklärt: "Juden und Christen haben Gewalttaten ausgeübt." Er hat aber unrecht, wenn er anfügt: "Wir [die Christen] haben unsere eigene Theologie des Hasses." Nichts im Neuen Testament lehrt Hass – und bestimmt nichts, das mit den Anordnungen des Koran vergleichbar ist wie: "Wir verwerfen euch. Und zwischen uns und euch ist offenbar für immer Feindschaft und Haß entstanden, (solange,) bis ihr an Allah glaubt und an Ihn allein!"[29]

Neubewertung der Kreuzzüge

Und das ist der Punkt, von dem aus man am besten die historischen Kreuzzüge bewerten kann – Ereignisse, die von den vielen einflussreichen Apologeten des Islam gründlich entstellt worden sind. Karen Armstrong z.B. hat praktisch damit Karriere gemacht, dass sie die Kreuzzüge falsch darstellt; sie schreibt beispielsweise: "Die Vorstellung, dass der Islam sich durch das Schwert aufdrängte, ist eine westliche Fiktion, erfunden während der Zeit der Kreuzzüge, als es in Wirklichkeit westliche Christen waren, die brutale heilige Kriege gegen den Islam führten."[30] Dass eine ehemalige Nonne die Kreuzzüge angesichts allem, was der Islam getan hat, fanatisch verurteilt, macht ihre Kritik umso marktfähiger Mit. Äußerungen wie dieser wird die Tatsache ignoriert, dass vom Anbeginn des Islam, mehr als 400 Jahre vor den Kreuzzügen, Christen zur Kenntnis nahmen, dass der Islam durch das Schwert verbreitet wurde.[31] In der Tat machen maßgebende muslimische Historiker wie Ahmed Ibn Yahya al-Baladhuri (gest. 892) und Mohammed Ibn Jarir at-Tabari (838-923) klar, die Jahrhunderte vor den Kreuzzügen schrieben, dass der Islam durch das Schwert verbreitet wurde.

Die Tatsache bleibt: Die Kreuzzüge waren ein Gegenangriff auf den Islam – kein unprovozierter Übergriff, als den Armstrong und andere revisionistische Historiker ihn hinstellen. Der überragende Historiker Bernard Lewis drückt das gut aus:

Selbst der christliche Kreuzzug, der oft mit dem muslimischen Jihad verglichen wird, war eine verspätete und begrenzte Antwort auf den Jihad und zum Teil seine Imitation. Aber anders als der Jihad befasste er sich in erster Linie mit der Verteidigung bzw. Rückeroberung bedrohten und verloren gegangenen christlichen Territoriums. Er war, mit wenigen Ausnahmen, auf die erfolgreichen Kriege zur Rückgewinnung Südwesteuropas und der nicht erfolgreichen Kriege zur Rückgewinnung des Heiligen Landes und das Aufhalten des Vordingens der Ottomanen auf dem Balkan beschränkt. Im Gegensatz dazu wurde der Jihad als unbegrenzt verstanden, als religiöse Pflicht, die weiter gehen sollte, bis die ganze Welt entweder den muslimischen Glauben annimmt oder sich der muslimischen Herrschaft unterwirft... Das Ziel des Jihad ist es, die gesamte Welt unter das islamische Recht zu bringen.[32]

Zudem waren die muslimischen Invasionen und Gräueltaten gegen Christen in den Jahrzehnten vor dem Beginn der Kreuzzüge im Jahr 1096 im Steigen begriffen. Der Fatimiden-Kalif Abu 'Ali Mansur Tariqu'l-Hakim (regierte 996-1021) schändete eine Reihe wichtiger Kirchen – so die Kirche St. Markus in Ägypten und die Grabeskirche in Jerusalem – und verfügte noch repressivere Dekrete als sie gewöhnlich gegen Christen und Juden erlassen wurden. Dann schlugen die seldschukischen Türken 1071 vernichtend die Byzantiner in der Schlüsselschlacht von Mantzikert und eroberten damit ein großes Stück des byzantinischen Anatolien, ein Vorbote der Art der schließlichen Eroberung Konstantinopels Jahrhunderte später.

Es war vor diesem Hintergrund, dass Papst Urban II. (im Amt 1088 – 1099) zu den Kreuzzügen aufrief:

Aus den Gebieten Jerusalems und aus der Stadt Konstantinopel erreichen uns wie schon so oft schlimme Nachrichten. Ein Volk aus dem Reich der Perser [d.h. muslimische Türken], ein fremdes Volk, ein Volk, das Gott gar nicht kennt, ein Geschlecht, dessen Herz nicht fest war, und dessen Geist sich nicht treu an Gott hielt, ist in die Länder jener Christen eingedrungen, hat sie mit Schwert, Raub und Brand verwüstet. Dieses Volk hat die Gefangenen teils in sein eigenes Land entführt, teils auch in elendem Morden niedergemetzelt und die Kirchen Gottes entweder von Grund auf zerstört oder zur Feier ihres eignen Kultes in Besitz genommen.[33]

Selbst wenn Urban II. Beschreibung historisch genau ist, bleiben die Fakten: Wie immer man diese Kriege interpretiert – als offensiv oder defensiv, gerecht oder ungerecht – ist es offensichtlich, dass sie nicht auf dem Beispiel Jesu gründeten, der seine Nachfolger ermahnte: "Liebt eure Feinde, segnet, die euch fluchen, tut wohl denen, die euch hassen, und bittet für die, die euch beleidigen und verfolgen."[34] In der Tat brauchte es Jahrhunderte theologischer Diskussionen, von Augustinus bis Thomas von Aquin, um defensiven Krieg zu begründen – was als "gerechter Krieg" ausgedrückt wurde. Daher sollte es scheinen, dass, wenn überhaupt, es die Kreuzfahrer sind – nicht die Jihadisten – die ihren Schriften gegenüber weniger treu waren (vom einem wortgetreuen Standpunkt aus); oder andersherum gesagt: Es sind die Jihadisten – nicht die Kreuzfahrer, die ihre Schriften treu erfüllt haben (ebenfalls von einem wortgetreuen Standpunkt aus). Überdies sind die Kreuzzüge, wie die gewalttätigen Berichte des Alten Testaments, ihrer Natur nach historisch und nicht Manifestationen tiefer liegender Wahrheiten der Schrift.

Fakt ist: Weit davon entfernt, irgendetwas dem Christentum innewohnendes nahezulegen, helfen die Kreuzzüge, den Islam besser zu verstehen. Denn die Kreuzzüge demonstrierten ein für allemal, dass unabhängig von religiösen Lehren – in der Tat im Fall dieser so genannten christlichen Kreuzzüge, trotz dieser – der Mensch oft empfänglich ist für Gewalt. Aber das wirft die Frage auf: Wenn dies ein Verhalten ist, das Christen an den Tag legten – denen geboten ist zu lieben, zu segnen und ihren Feinden Gutes zu tun, die sie hassen, verfluchen und verfolgen – wie viel mehr kann von Muslimen erwartet werden, denen, während sie dieselben gewalttätigen Tendenzen teilen, darüber hinaus von ihrer Gottheit geboten ist Ungläubige anzugreifen, zu töten und zu plündern?

Raymond Ibrahim ist Associate Director des Middle East Forum und Autor von "The Al-Qaida Reader" (New York, 2007).

[1] Andrea Bistrich: Discovering the common grounds of world religions. Interview with Karen Armstrong, Share International, September 2007, S. 19-22
[2] C-SPAN2, 5. Juni 2004
[3] Philip Jenkins, "Dark Passages," The Boston Globe, 8. März 2009
[4] 5. Mose 20,16-18
[5] Josua 10,40
[6] "The Fall of Jerusalem," Gesta Danorum, angesehen 2. Apr. 2009
[7] Sure 9,5. (Alle Koranverse in dieser Übersetzung sind der Version von Islam.de entnommen).
[8] Sure 9,29
[9] Sure 2, 256
[10] Ibn Khaldun, The Muqudimmah: An Introduction to History, Franz Rosenthal, trans. (New York: Pantheon, 1958) Bd. 1, S. 473.
[11] Khadduri: War and Peace in the Law of Islam (London: Oxford University Press, 1955), S. 60
[12] S. z.B. Ahmed Mahmud Karima: Al-Jihad fi'l-Islam: Dirasa Fiqhiya Muqarina (Cairo: Al-Azhar Universität, 2003)
[13] Sure 9,29
[14] Sure 9,5
[15] Sure 8,39
[16] Ibn al-Hajjaj Muslim: Sahih Muslim, C9B1N31; Muhammad Ibn Isma'il al-Bukhari: Sahih al-Bukhari (Lahore: Kazi, 1979), B2N24
[17] Jenkins: "Dark_Passages"
[18] Sure 33,21
[19] "Al-Jazeera-Poll: 49% of Muslims Support Osama bin Laden," 7.-10. Sept. 2006, angesehen 2. Apr. 2009
[20] 'Abd al-Rahim 'Ali: Hilf al Irhab (Cairo: Markaz al-Mahrusa li 'n-Nashr wa 'l-Khidamat as-Sahafiya wa 'l-Ma'lumat, 2004)
[21] z.B. Sure 4,24; 4,92; 8,69; 24,33; 33,50
[22] Sahih Muslim, B19N4321; zur englischen Übersetzung s. Raymond Ibrahim: The Al Qaeda Reader (New York: Doubleday, 2007), S. 140
[23] Matt. 22,38-40
[24] Matt. 13,34
[25] Matt. 10,34
[26] S. z.B. "Christian Persecution Info," Christian Persecution Magazine, angesehen 2. Apr. 2009
[27] Jenkins, "Dark_Passages"
[28] Suren 2,62-65; 5,59-60; 7,166
[29] Sure 60,4
[30] Bistrich: "Discovering the common grounds of world religions," S. 19-22; für eine Kritik der Arbeit Karen Armstrongs, s.: "Karen Armstrong," in: Andrew Holt (Hg.): Crusades-Encyclopedia, Apr. 2005, angesehen 6. Apr 2009
[31] s. z.B. die Schriften des Sophrinius, Patriarch Jerusalems während der muslimischen Eroberung der Heiligen Stadt nur wenige Jahre nach dem Tod Mohammeds oder die Chroniken von Theophanus des Bekennenden
[32] Bernard Lewis: The Middle East: A Brief History of the Last 2000 Years (New York: Scribner, 1995), S. 233-234
[33] "Speech of Urban—Robert of Rheims," in: Edward Peters (Hg.): The First Crusade: The Chronicle of Fulcher of Chartres and Other Source Materials (Philadelphia: University of Pennsylvania Press, 1998), S. 27
In dieser Übersetzung zitiert nach Peter Milger (kreuzzuege-info.de)
[34] Matth. 5,44.

Raymond Ibrahim

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Are Judaism and Christianity as Violent as Islam?

Middle East Quarterly

"There is far more violence in the Bible than in the Qur'an; the idea that Islam imposed itself by the sword is a Western fiction, fabricated during the time of the Crusades when, in fact, it was Western Christians who were fighting brutal holy wars against Islam."[1] So announces former nun and self-professed "freelance monotheist," Karen Armstrong. This quote sums up the single most influential argument currently serving to deflect the accusation that Islam is inherently violent and intolerant: All monotheistic religions, proponents of such an argument say, and not just Islam, have their fair share of violent and intolerant scriptures, as well as bloody histories. Thus, whenever Islam's sacred scriptures—the Qur'an first, followed by the reports on the words and deeds of Muhammad (the Hadith)—are highlighted as demonstrative of the religion's innate bellicosity, the immediate rejoinder is that other scriptures, specifically those of Judeo-Christianity, are as riddled with violent passages.More often than not, this argument puts an end to any discussion regarding whether violence and intolerance are unique to Islam. Instead, the default answer becomes that it is not Islam per se but rather Muslim grievance and frustration—ever exacerbated by economic, political, and social factors—that lead to violence. That this view comports perfectly with the secular West's "materialistic" epistemology makes it all the more unquestioned.

Medieval times: The Crusades were violent and led to atrocities by the modern world's standards under the banner of the cross and in the name of Christianity. But the Crusades were a counterattack on Islam. Muslim invasions and atrocities against Christians were on the rise in the decades before the launch of the Crusades in 1096. Therefore, before condemning the Qur'an and the historical words and deeds of Islam's prophet Muhammad for inciting violence and intolerance, Jews are counseled to consider the historical atrocities committed by their Hebrew forefathers as recorded in their own scriptures; Christians are advised to consider the brutal cycle of violence their forbears have committed in the name of their faith against both non-Christians and fellow Christians. In other words, Jews and Christians are reminded that those who live in glass houses should not be hurling stones. But is that really the case? Is the analogy with other scriptures legitimate? Does Hebrew violence in the ancient era, and Christian violence in the medieval era, compare to or explain away the tenacity of Muslim violence in the modern era? Violence in Jewish and Christian History Along with Armstrong, any number of prominent writers, historians, and theologians have championed this "relativist" view. For instance, John Esposito, director of the Prince Alwaleed bin Talal Center for Muslim-Christian Understanding at Georgetown University, wonders, How come we keep on asking the same question, [about violence in Islam,] and don't ask the same question about Christianity and Judaism? Jews and Christians have engaged in acts of violence. All of us have the transcendent and the dark side. … We have our own theology of hate. In mainstream Christianity and Judaism, we tend to be intolerant; we adhere to an exclusivist theology, of us versus them.[2] An article by Pennsylvania State University humanities professor Philip Jenkins, "Dark Passages," delineates this position most fully. It aspires to show that the Bible is more violent than the Qur'an: [I]n terms of ordering violence and bloodshed, any simplistic claim about the superiority of the Bible to the Koran would be wildly wrong. In fact, the Bible overflows with "texts of terror," to borrow a phrase coined by the American theologian Phyllis Trible. The Bible contains far more verses praising or urging bloodshed than does the Koran, and biblical violence is often far more extreme, and marked by more indiscriminate savagery. … If the founding text shapes the whole religion, then Judaism and Christianity deserve the utmost condemnation as religions of savagery.[3] Several anecdotes from the Bible as well as from Judeo-Christian history illustrate Jenkins' point, but two in particular—one supposedly representative of Judaism, the other of Christianity—are regularly mentioned and therefore deserve closer examination. The military conquest of the land of Canaan by the Hebrews in about 1200 B.C.E. is often characterized as "genocide" and has all but become emblematic of biblical violence and intolerance. God told Moses: But of the cities of these peoples which the Lord your God gives you as an inheritance, you shall let nothing that breathes remain alive, but you shall utterly destroy them—the Hittite, Amorite, Canaanite, Perizzite, Hivite, and Jebusite—just as the Lord your God has commanded you, lest they teach you to do according to all their abominations which they have done for their gods, and you sin against the Lord your God.[4] So Joshua [Moses' successor] conquered all the land: the mountain country and the South and the lowland and the wilderness slopes, and all their kings; he left none remaining, but utterly destroyed all that breathed, as the Lord, God of Israel had commanded.[5] As for Christianity, since it is impossible to find New Testament verses inciting violence, those who espouse the view that Christianity is as violent as Islam rely on historical events such as the Crusader wars waged by European Christians between the eleventh and thirteenth centuries. The Crusades were in fact violent and led to atrocities by the modern world's standards under the banner of the cross and in the name of Christianity. After breaching the walls of Jerusalem in 1099, for example, the Crusaders reportedly slaughtered almost every inhabitant of the Holy City. According to the medieval chronicle, the Gesta Danorum, "the slaughter was so great that our men waded in blood up to their ankles."[6] In light of the above, as Armstrong, Esposito, Jenkins, and others argue, why should Jews and Christians point to the Qur'an as evidence of Islam's violence while ignoring their own scriptures and history? Bible versus Qur'an The answer lies in the fact that such observations confuse history and theology by conflating the temporal actions of men with what are understood to be the immutable words of God. The fundamental error is that Judeo-Christian history—which is violent—is being conflated with Islamic theology—which commands violence. Of course, the three major monotheistic religions have all had their share of violence and intolerance towards the "other." Whether this violence is ordained by God or whether warlike men merely wished it thus is the key question. Old Testament violence is an interesting case in point. God clearly ordered the Hebrews to annihilate the Canaanites and surrounding peoples. Such violence is therefore an expression of God's will, for good or ill. Regardless, all the historic violence committed by the Hebrews and recorded in the Old Testament is just that—history. It happened; God commanded it. But it revolved around a specific time and place and was directed against a specific people. At no time did such violence go on to become standardized or codified into Jewish law. In short, biblical accounts of violence are descriptive, not prescriptive. This is where Islamic violence is unique. Though similar to the violence of the Old Testament—commanded by God and manifested in history—certain aspects of Islamic violence and intolerance have become standardized in Islamic law and apply at all times. Thus, while the violence found in the Qur'an has a historical context, its ultimate significance is theological. Consider the following Qur'anic verses, better known as the "sword-verses": Then, when the sacred months are drawn away, slay the idolaters wherever you find them, and take them, and confine them, and lie in wait for them at every place of ambush. But if they repent, and perform the prayer, and pay the alms, then let them go their way.[7] Fight those who believe not in God and the Last Day, and do not forbid what God and His Messenger have forbidden – such men as practise not the religion of truth, being of those who have been given the Book – until they pay the tribute out of hand and have been humbled.[8] As with Old Testament verses where God commanded the Hebrews to attack and slay their neighbors, the sword-verses also have a historical context. God first issued these commandments after the Muslims under Muhammad's leadership had grown sufficiently strong to invade their Christian and pagan neighbors. But unlike the bellicose verses and anecdotes of the Old Testament, the sword-verses became fundamental to Islam's subsequent relationship to both the "people of the book" (i.e., Jews and Christians) and the "idolaters" (i.e., Hindus, Buddhists, animists, etc.) and, in fact, set off the Islamic conquests, which changed the face of the world forever. Based on Qur'an 9:5, for instance, Islamic law mandates that idolaters and polytheists must either convert to Islam or be killed; simultaneously, Qur'an 9:29 is the primary source of Islam's well-known discriminatory practices against conquered Christians and Jews living under Islamic suzerainty. In fact, based on the sword-verses as well as countless other Qur'anic verses and oral traditions attributed to Muhammad, Islam's learned officials, sheikhs, muftis, and imams throughout the ages have all reached consensus—binding on the entire Muslim community—that Islam is to be at perpetual war with the non-Muslim world until the former subsumes the latter. Indeed, it is widely held by Muslim scholars that since the sword-verses are among the final revelations on the topic of Islam's relationship to non-Muslims, that they alone have abrogated some 200 of the Qur'an's earlier and more tolerant verses, such as "no compulsion is there in religion."[9] Famous Muslim scholar Ibn Khaldun (1332-1406) admired in the West for his "progressive" insights, also puts to rest the notion that jihad is defensive warfare: In the Muslim community, the holy war [jihad] is a religious duty, because of the universalism of the Muslim mission and the obligation to convert everybody to Islam either by persuasion or by force ... The other religious groups did not have a universal mission, and the holy war was not a religious duty for them, save only for purposes of defense ... They are merely required to establish their religion among their own people. That is why the Israelites after Moses and Joshua remained unconcerned with royal authority [e.g., a caliphate]. Their only concern was to establish their religion [not spread it to the nations] … But Islam is under obligation to gain power over other nations.[10] Modern authorities agree. The Encyclopaedia of Islam's entry for "jihad" by Emile Tyan states that the "spread of Islam by arms is a religious duty upon Muslims in general … Jihad must continue to be done until the whole world is under the rule of Islam … Islam must completely be made over before the doctrine of jihad [warfare to spread Islam] can be eliminated." Iraqi jurist Majid Khaduri (1909-2007), after defining jihad as warfare, writes that "jihad … is regarded by all jurists, with almost no exception, as a collective obligation of the whole Muslim community."[11] And, of course, Muslim legal manuals written in Arabic are even more explicit.[12] Qur'anic Language When the Qur'an's violent verses are juxtaposed with their Old Testament counterparts, they are especially distinct for using language that transcends time and space, inciting believers to attack and slay nonbelievers today no less than yesterday. God commanded the Hebrews to kill Hittites, Amorites, Canaanites, Perizzites, Hivites, and Jebusites—all specific peoples rooted to a specific time and place. At no time did God give an open-ended command for the Hebrews, and by extension their Jewish descendants, to fight and kill gentiles. On the other hand, though Islam's original enemies were, like Judaism's, historical (e.g., Christian Byzantines and Zoroastrian Persians), the Qur'an rarely singles them out by their proper names. Instead, Muslims were (and are) commanded to fight the people of the book—"until they pay the tribute out of hand and have been humbled"[13] and to "slay the idolaters wherever you find them."[14] The two Arabic conjunctions "until" (hata) and "wherever" (haythu) demonstrate the perpetual and ubiquitous nature of these commandments: There are still "people of the book" who have yet to be "utterly humbled" (especially in the Americas, Europe, and Israel) and "idolaters" to be slain "wherever" one looks (especially Asia and sub-Saharan Africa). In fact, the salient feature of almost all of the violent commandments in Islamic scriptures is their open-ended and generic nature: "Fight them [non-Muslims] until there is no persecution and the religion is God's entirely. [Emphasis added.]"[15] Also, in a well-attested tradition that appears in the hadith collections, Muhammad proclaims: I have been commanded to wage war against mankind until they testify that there is no god but God and that Muhammad is the Messenger of God; and that they establish prostration prayer, and pay the alms-tax [i.e., convert to Islam]. If they do so, their blood and property are protected. [Emphasis added.][16] This linguistic aspect is crucial to understanding scriptural exegeses regarding violence. Again, it bears repeating that neither Jewish nor Christian scriptures—the Old and New Testaments, respectively—employ such perpetual, open-ended commandments. Despite all this, Jenkins laments that Commands to kill, to commit ethnic cleansing, to institutionalize segregation, to hate and fear other races and religions … all are in the Bible, and occur with a far greater frequency than in the Qur'an. At every stage, we can argue what the passages in question mean, and certainly whether they should have any relevance for later ages. But the fact remains that the words are there, and their inclusion in the scripture means that they are, literally, canonized, no less than in the Muslim scripture.[17] One wonders what Jenkins has in mind by the word "canonized." If by canonized he means that such verses are considered part of the canon of Judeo-Christian scripture, he is absolutely correct; conversely, if by canonized he means or is trying to connote that these verses have been implemented in the Judeo-ChristianWeltanschauung, he is absolutely wrong. Yet one need not rely on purely exegetical and philological arguments; both history and current events give the lie to Jenkins's relativism. Whereas first-century Christianity spread via the blood of martyrs, first-century Islam spread through violent conquest and bloodshed. Indeed, from day one to the present—whenever it could—Islam spread through conquest, as evinced by the fact that the majority of what is now known as the Islamic world, or dar al-Islam, was conquered by the sword of Islam. This is a historic fact, attested to by the most authoritative Islamic historians. Even the Arabian peninsula, the "home" of Islam, was subdued by great force and bloodshed, as evidenced by the Ridda wars following Muhammad's death when tens of thousands of Arabs were put to the sword by the first caliph Abu Bakr for abandoning Islam. Muhammad's Role Moreover, concerning the current default position which purports to explain away Islamic violence—that the latter is a product of Muslim frustration vis-à-vis political or economic oppression—one must ask: What about all the oppressed Christians and Jews, not to mention Hindus and Buddhists, of the world today? Where is their religiously-garbed violence? The fact remains: Even though the Islamic world has the lion's share of dramatic headlines—of violence, terrorism, suicide-attacks, decapitations—it is certainly not the only region in the world suffering under both internal and external pressures. For instance, even though practically all of sub-Saharan Africa is currently riddled with political corruption, oppression and poverty, when it comes to violence, terrorism, and sheer chaos, Somalia—which also happens to be the only sub-Saharan country that is entirely Muslim—leads the pack. Moreover, those most responsible for Somali violence and the enforcement of intolerant, draconian, legal measures—the members of the jihadi group Al-Shabab (the youth)—articulate and justify all their actions through an Islamist paradigm. In Sudan, too, a jihadi-genocide against the Christian and polytheistic peoples is currently being waged by Khartoum's Islamist government and has left nearly a million "infidels" and "apostates" dead. That the Organization of Islamic Conference has come to the defense of Sudanese president Hassan Ahmad al-Bashir, who is wanted by the International Criminal Court, is further telling of the Islamic body's approval of violence toward both non-Muslims and those deemed not Muslim enough. Latin American and non-Muslim Asian countries also have their fair share of oppressive, authoritarian regimes, poverty, and all the rest that the Muslim world suffers. Yet, unlike the near daily headlines emanating from the Islamic world, there are no records of practicing Christians, Buddhists, or Hindus crashing explosives-laden vehicles into the buildings of oppressive (e.g., Cuban or Chinese communist) regimes, all the while waving their scriptures in hand and screaming, "Jesus [or Buddha or Vishnu] is great!" Why? There is one final aspect that is often overlooked—either from ignorance or disingenuousness—by those who insist that violence and intolerance is equivalent across the board for all religions. Aside from the divine words of the Qur'an, Muhammad's pattern of behavior—his sunna or "example"—is an extremely important source of legislation in Islam. Muslims are exhorted to emulate Muhammad in all walks of life: "You have had a good example in God's Messenger."[18] And Muhammad's pattern of conduct toward non-Muslims is quite explicit. Sarcastically arguing against the concept of moderate Islam, for example, terrorist Osama bin Laden, who enjoys half the Arab-Islamic world's support per an Al-Jazeera poll,[19] portrays the Prophet's sunna thusly: "Moderation" is demonstrated by our prophet who did not remain more than three months in Medina without raiding or sending a raiding party into the lands of the infidels to beat down their strongholds and seize their possessions, their lives, and their women.[20] In fact, based on both the Qur'an and Muhammad's sunna, pillaging and plundering infidels, enslaving their children, and placing their women in concubinage is well founded.[21] And the concept of sunna—which is what 90 percent of the billion-plus Muslims, the Sunnis, are named after—essentially asserts that anything performed or approved by Muhammad, humanity's most perfect example, is applicable for Muslims today no less than yesterday. This, of course, does not mean that Muslims in mass live only to plunder and rape. But it does mean that persons naturally inclined to such activities, and who also happen to be Muslim, can—and do—quite easily justify their actions by referring to the "Sunna of the Prophet"—the way Al-Qaeda, for example, justified its attacks on 9/11 where innocents including women and children were killed: Muhammad authorized his followers to use catapults during their siege of the town of Ta'if in 630 C.E.—townspeople had refused to submit—though he was aware that women and children were sheltered there. Also, when asked if it was permissible to launch night raids or set fire to the fortifications of the infidels if women and children were among them, the Prophet is said to have responded, "They [women and children] are from among them [infidels]."[22] Jewish and Christian Ways Though law-centric and possibly legalistic, Judaism has no such equivalent to the Sunna; the words and deeds of the patriarchs, though described in the Old Testament, never went on to prescribe Jewish law. Neither Abraham's "white-lies," nor Jacob's perfidy, nor Moses' short-fuse, nor David's adultery, nor Solomon's philandering ever went on to instruct Jews or Christians. They were understood as historical acts perpetrated by fallible men who were more often than not punished by God for their less than ideal behavior. As for Christianity, much of the Old Testament law was abrogated or fulfilled—depending on one's perspective—by Jesus. "Eye for an eye" gave way to "turn the other cheek." Totally loving God and one's neighbor became supreme law.[23] Furthermore, Jesus' sunna—as in "What would Jesus do?"—is characterized by passivity and altruism. The New Testament contains absolutely no exhortations to violence. Still, there are those who attempt to portray Jesus as having a similarly militant ethos as Muhammad by quoting the verse where the former—who "spoke to the multitudes in parables and without a parable spoke not"[24]—said, "I come not to bring peace but a sword."[25] But based on the context of this statement, it is clear that Jesus was not commanding violence against non-Christians but rather predicting that strife will exist between Christians and their environment—a prediction that was only too true as early Christians, far from taking up the sword, passively perished by the sword in martyrdom as too often they still do in the Muslim world. [26] Others point to the violence predicted in the Book of Revelation while, again, failing to discern that the entire account is descriptive—not to mention clearly symbolic—and thus hardly prescriptive for Christians. At any rate, how can one conscionably compare this handful of New Testament verses that metaphorically mention the word "sword" to the literally hundreds of Qur'anic injunctions and statements by Muhammad that clearly command Muslims to take up a very real sword against non-Muslims? Undeterred, Jenkins bemoans the fact that, in the New Testament, Jews "plan to stone Jesus, they plot to kill him; in turn, Jesus calls them liars, children of the Devil."[27] It still remains to be seen if being called "children of the Devil" is more offensive than being referred to as the descendents of apes and pigs—the Qur'an's appellation for Jews.[28] Name calling aside, however, what matters here is that, whereas the New Testament does not command Christians to treat Jews as "children of the Devil," based on the Qur'an, primarily 9:29, Islamic law obligates Muslims to subjugate Jews, indeed, all non-Muslims. Does this mean that no self-professed Christian can be anti-Semitic? Of course not. But it does mean that Christian anti-Semites are living oxymorons—for the simple reason that textually and theologically, Christianity, far from teaching hatred or animosity, unambiguously stresses love and forgiveness. Whether or not all Christians follow such mandates is hardly the point; just as whether or not all Muslims uphold the obligation of jihad is hardly the point. The only question is, what do the religions command? John Esposito is therefore right to assert that "Jews and Christians have engaged in acts of violence." He is wrong, however, to add, "We [Christians] have our own theology of hate." Nothing in the New Testament teaches hate—certainly nothing to compare with Qur'anic injunctions such as: "We [Muslims] disbelieve in you [non-Muslims], and between us and you enmity has shown itself, and hatred for ever until you believe in God alone."[29] Reassessing the Crusades And it is from here that one can best appreciate the historic Crusades—events that have been thoroughly distorted by Islam's many influential apologists. Karen Armstrong, for instance, has practically made a career for herself by misrepresenting the Crusades, writing, for example, that "the idea that Islam imposed itself by the sword is a Western fiction, fabricated during the time of the Crusades when, in fact, it was Western Christians who were fighting brutal holy wars against Islam."[30] That a former nun rabidly condemns the Crusades vis-à-vis anything Islam has done makes her critique all the more marketable. Yet statements such as this ignore the fact that from the beginnings of Islam, more than 400 years before the Crusades, Christians have noted that Islam was spread by the sword.[31] Indeed, authoritative Muslim historians writing centuries before the Crusades, such as Ahmad Ibn Yahya al-Baladhuri (d. 892) and Muhammad ibn Jarir at-Tabari (838-923), make it clear that Islam was spread by the sword. The fact remains: The Crusades were a counterattack on Islam—not an unprovoked assault as Armstrong and other revisionist historians portray. Eminent historian Bernard Lewis puts it well, Even the Christian crusade, often compared with the Muslim jihad, was itself a delayed and limited response to the jihad and in part also an imitation. But unlike the jihad, it was concerned primarily with the defense or reconquest of threatened or lost Christian territory. It was, with few exceptions, limited to the successful wars for the recovery of southwest Europe, and the unsuccessful wars to recover the Holy Land and to halt the Ottoman advance in the Balkans. The Muslim jihad, in contrast, was perceived as unlimited, as a religious obligation that would continue until all the world had either adopted the Muslim faith or submitted to Muslim rule. … The object of jihad is to bring the whole world under Islamic law.[32] Moreover, Muslim invasions and atrocities against Christians were on the rise in the decades before the launch of the Crusades in 1096. The Fatimid caliph Abu 'Ali Mansur Tariqu'l-Hakim (r. 996-1021) desecrated and destroyed a number of important churches—such as the Church of St. Mark in Egypt and the Church of the Holy Sepulchre in Jerusalem—and decreed even more oppressive than usual decrees against Christians and Jews. Then, in 1071, the Seljuk Turks crushed the Byzantines in the pivotal battle of Manzikert and, in effect, conquered a major chunk of Byzantine Anatolia presaging the way for the eventual capture of Constantinople centuries later. It was against this backdrop that Pope Urban II (r. 1088-1099) called for the Crusades: From the confines of Jerusalem and the city of Constantinople a horrible tale has gone forth and very frequently has been brought to our ears, namely, that a race from the kingdom of the Persians [i.e., Muslim Turks] … has invaded the lands of those Christians and has depopulated them by the sword, pillage and fire; it has led away a part of the captives into its own country, and a part it has destroyed by cruel tortures; it has either entirely destroyed the churches of God or appropriated them for the rites of its own religion.[33] Even though Urban II's description is historically accurate, the fact remains: However one interprets these wars—as offensive or defensive, just or unjust—it is evident that they were not based on the example of Jesus, who exhorted his followers to "love your enemies, bless those who curse you, do good to those who hate you, and pray for those who spitefully use you and persecute you."[34] Indeed, it took centuries of theological debate, from Augustine to Aquinas, to rationalize defensive war—articulated as "just war." Thus, it would seem that if anyone, it is the Crusaders—not the jihadists—who have been less than faithful to their scriptures (from a literal standpoint); or put conversely, it is the jihadists—not the Crusaders—who have faithfully fulfilled their scriptures (also from a literal stand point). Moreover, like the violent accounts of the Old Testament, the Crusades are historic in nature and not manifestations of any deeper scriptural truths. In fact, far from suggesting anything intrinsic to Christianity, the Crusades ironically better help explain Islam. For what the Crusades demonstrated once and for all is that irrespective of religious teachings—indeed, in the case of these so-called Christian Crusades, despite them—man is often predisposed to violence. But this begs the question: If this is how Christians behaved—who are commanded to love, bless, and do good to their enemies who hate, curse, and persecute them—how much more can be expected of Muslims who, while sharing the same violent tendencies, are further commanded by the Deity to attack, kill, and plunder nonbelievers? [1] Andrea Bistrich, "Discovering the common grounds of world religions," interview with Karen Armstrong, Share International, Sept. 2007, pp. 19-22. [2] C-SPAN2, June 5, 2004. [3] Philip Jenkins, "Dark Passages," The Boston Globe, Mar. 8, 2009. [4] Deut. 20:16-18. [5] Josh. 10:40. [6] "The Fall of Jerusalem," Gesta Danorum, accessed Apr. 2, 2009. [7] Qur. 9:5. All translations of Qur'anic verses are drawn from A.J. Arberry, ed. The Koran Interpreted: A Translation (New York: Touchstone, 1996). [8] Qur. 9:29. [9] Qur. 2:256. [10] Ibn Khaldun, The Muqudimmah: An Introduction to History, Franz Rosenthal, trans. (New York: Pantheon, 1958,) vol. 1, p. 473. [11] Majid Khadduri, War and Peace in the Law of Islam (London: Oxford University Press, 1955), p. 60. [12] See, for instance, Ahmed Mahmud Karima, Al-Jihad fi'l-Islam: Dirasa Fiqhiya Muqarina (Cairo: Al-Azhar University, 2003). [13] Qur. 9:29. [14] Qur. 9:5. [15] Qur. 8:39. [16] Ibn al-Hajjaj Muslim, Sahih Muslim, C9B1N31; Muhammad Ibn Isma'il al-Bukhari, Sahih al-Bukhari(Lahore: Kazi, 1979), B2N24. [17] Jenkins, "Dark_Passages." [18] Qur. 33:21. [19] "Al-Jazeera-Poll: 49% of Muslims Support Osama bin Laden," Sept. 7-10, 2006, accessed Apr. 2, 2009. [20] 'Abd al-Rahim 'Ali, Hilf al Irhab (Cairo: Markaz al-Mahrusa li 'n-Nashr wa 'l-Khidamat as-Sahafiya wa 'l-Ma'lumat, 2004). [21] For example, Qur. 4:24, 4:92, 8:69, 24:33, 33:50. [22] Sahih Muslim, B19N4321; for English translation, see Raymond Ibrahim, The Al Qaeda Reader (New York: Doubleday, 2007), p. 140. [23] Matt. 22:38-40. [24] Matt. 13:34. [25] Matt. 10:34. [26] See, for instance, "Christian Persecution Info," Christian Persecution Magazine, accessed Apr. 2, 2009. [27] Jenkins, "Dark_Passages." [28] Qur. 2:62-65, 5:59-60, 7:166. [29] Qur. 60:4. [30] Bistrich, "Discovering the common grounds of world religions," pp. 19-22; For a critique of Karen Armstrong's work, see "Karen Armstrong," in Andrew Holt, ed. Crusades-Encyclopedia, Apr. 2005, accessed Apr. 6, 2009. [31] See, for example, the writings of Sophrinius, Jerusalem's patriarch during the Muslim conquest of the Holy City, just years after the death of Muhammad, or the chronicles of Theophane the Confessor. [32] Bernard Lewis, The Middle East: A Brief History of the Last 2000 Years (New York: Scribner, 1995), p. 233-4. [33] "Speech of Urban—Robert of Rheims," in Edward Peters, ed., The First Crusade: The Chronicle of Fulcher of Chartres and Other Source Materials (Philadelphia: University of Pennsylvania Press, 1998), p. 27. [34] Matt. 5:44 .

Raymond Ibrahim

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